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Filippo Arlia

Non è (solo) musica ma energia

Filippo Arlia, classe 1989, nato a Cosenza in una famiglia di musicisti, è abituato ai record ed è proprio così che ci piace presentarlo. Iniziamo dicendo che è il più giovane direttore di conservatorio d’Italia – il Tchaikovsky, a Nocera Terinese in provincia di Catanzaro - e che nel 2011 ha deciso di dedicarsi anche alla direzione, fondando l’Orchestra Filarmonica della Calabria, di cui è oggi Direttore Principale. Negli ultimi anni ha collaborato con alcuni dei musicisti più noti, da Ramin Bahrami a Sergej Krylov, da Yuri Shishkin a Fernando Suarez Paz passando per Michel Camilo. È stato protagonista su palcoscenici autorevoli come la Carnegie Hall e la Mary Flager Cary Hall di New York, la Sala ‘Rachmaninov’ di Mosca, la Novaya Opera di Mosca, la Cairo Opera House, l’Auditorio Nacional de Musica di Madrid. Parlando invece di futuro prossimo, il 1° aprile sarà a Verona, con Stefano Bollani al Teatro Filarmonico di Verona dove dirigerà la Berliner Symphoniker; nel repertorio ‘Rapsodia in blu’ di George Gershwin e nel programma anche musiche di Pyotr Ilyich Tchaikovsky e Modest Petrovic Mussorgsky.

Maestro Arlia, che momento sta vivendo la musica classica in Italia?
A parte un momento particolarmente ricco con il melodramma nel XIX secolo, la musica classica in Italia non è mai stata un genere molto popolare.

Spesso i giovani pensano che questa musica sia da ‘vecchi’, cosa si può fare per avvicinarli e fargli capire il valore culturale dell’opera classica e sinfonica?
La musica classica oggi ha bisogno di reinventarsi per avvicinare i giovani. Per esempio, sarebbe una bella idea realizzare un talent dedicato alla classica in Tv. 

Cosa consiglia ai suoi studenti che vogliono intraprendere questa carriera, restare in Italia o meglio trasferirsi all'estero per trovare maggiori possibilità di sbocco?
Secondo me l'Italia è un paese che può ancora dare tante soddisfazioni agli artisti. Le esperienze all'estero sono fondamentali per conoscere le altre culture, ma il nostro paese ha una tradizione millenaria nel campo dell'arte.

Insegna al conservatorio, è pianista, dirige orchestre e si cimenta nelle atmosfere sinfoniche e operistiche. Che repertorio predilige?
Sicuramente il repertorio russo del XX secolo: Scriabin, Stravinsky, Mussorgski, Prokofiev.

Lei è il più giovane direttore di conservatorio in Italia, una bella sfida?
Sì, penso che sia una bella responsabilità. Essere giovani può essere un vantaggio sotto tanti punti di vista, anche se spesso, in Europa, la gioventù viene scambiata per inesperienza. In America, per esempio, la società ha un concetto completamente diverso dei giovani.

Il Conservatorio Tchaikovsky si trova a Nocera Terinese, un piccolo comune con poco più di 4 mila abitanti in provincia di Catanzaro, quali sono i maggiori problemi quotidiani da affrontare?
Senza dubbio quelli logistici. Non c'è un autobus di linea e nemmeno la ferrovia, quindi gli studenti devono essere "automuniti" per causa di forza maggiore. Però, aver raggiunto quota 800 studenti con queste condizioni avverse, mi rende orgoglioso.

Al conservatorio dove insegna sono stati attivati cinque corsi di popular music, tra cui il corso di diploma in canto pop. Un’iniziativa di apertura culturale volta a favorire la contaminazione e la fusione di diverse anime musicali. Che riscontro ha avuto questa scelta?
Sicuramente positivo: in due anni di tempo abbiamo un dipartimento di musica pop con quasi 100 matricole, ed è un numero destinato a crescere. Alcuni studenti quest'anno sono stati anche protagonisti a Casa Sanremo.

Perché ancora oggi c’è la tendenza a voler a tutti i costi definire e classificare i generi musicali al punto che, per molti, è difficile immaginare che il pop possa dialogare con la classica?
Perché la classe dirigenziale delle istituzioni musicali, nel vecchio continente, è troppo conservatrice. Dobbiamo accettare che quando cambiano le mode e i costumi, cambia anche il modo di ascoltare la musica.

Possiamo dire che lei rappresenta un anello di congiunzione tra la musica classica e il gusto contemporaneo?
Contaminare la musica classica con un gusto contemporaneo è sempre il mio primo obiettivo quando salgo sul palcoscenico. Pensi che recentemente un direttore d'orchestra tedesco mi ha detto che, secondo il suo parere, non posso dirigere Beethoven se suono Piazzolla. Francamente, non riesco a capire il perché. Credo che questi siano gravi sintomi di rigidità mentale che alla lunga finiranno per confinare la musica classica in un angolo dimenticato dal mondo.

Dopo tanti prestigiosi concerti in giro per il mondo ha mai pensato di trasferirsi da qualche altra parte?
Sinceramente sì, e le occasioni non sono mancate. Però ogni volta ho pensato che per un italiano vero è molto complicato vivere senza… il caffè espresso o senza un buon bicchiere di vino.

Qual è il paese che le è piaciuto di più?
Gli Stati Uniti. Penso che dovremmo prendere esempio dagli americani per il modo più "easy" in cui concepiscono la vita, e quindi anche il lavoro. Dopotutto, si vive una volta sola.

Il concerto più emozionante della sua vita?
Uno secco? E allora dico il concerto in Carnegie Hall per i 150 anni di Gioacchino Rossini.

 

Negli ultimi anni ha diretto prestigiose orchestre in tutto il mondo e ha tenuto 400 concerti come solista e direttore in più di 25 Paesi, avverte ancora la paura del palcoscenico?
Sì, ma sicuramente in modo diverso rispetto a prima. Dopo aver vissuto certe esperienze come la Cairo Opera House o l'Auditorio Nacional a Madrid, è chiaro che la gestione del palcoscenico cambia totalmente.

A proposito di concerti, Maestro Arlia, il 1° Aprile l’attende un evento molto importante con lo straordinario pianista Stefano Bollani, al teatro Filarmonico di Verona, concerto dove lei dirigerà la Berliner Symphoniker. Come si sta preparando a questo prestigioso appuntamento?
Sono molto emozionato, anche perché suoneremo Rhapsody in blue, il brano con cui ho debuttato sulla scena internazionale quando avevo 18 anni e i "Quadri" di Mussorgski, che sono stati il mio debutto discografico con Warner Music Italy. Sarà una notte speciale, ne sono sicuro. 

Stefano Bollani è un istrione, comunicativo, informale e straordinariamente trasversale. E lei maestro Filippo Arlia?
Quando salgo sul podio cerco di portare alla luce il cuore pulsante del compositore. Quella che dirigo, per me, non è musica ma energia.

 

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