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Nandha Blues Band

dalla Val d'Aosta alle radici del Rock/Blues

Rock/Blues, southern rock, gli storici power trio del british blues anni ’70, sono la fonte di ispirazione dei valdostani Nandha Blues Band, gruppo che ha prodotto nel 2013 l’interessante Black Strawberry Mama, un Cd volutamente spartano ma efficace, energico ma al contempo ricco di feeling. Il loro leader, Max Arrigo, chitarrista/cantante e autore di tutti i brani è ottimamente coadiuvato dalla sezione ritmica composta da Paolo Barbero (basso e cori) e Giuliano Danieli (batteria). Del loro progetto si è interessata anche la statunitense Grooveryard Records che ne ha curato la distribuzione internazionale e che gli ha permesso di tenere una tournée di alcune date addirittura negli USA. Abbiamo approfittato di questa occasione per porgere alcune domande a Max.

Per chi ancora non vi conosce, vuoi brevemente riassumere le precedenti esperienze che hanno portato te e i tuoi compagni di viaggio a buttarvi a capofitto nel progetto Nandha Blues Band?
Io e 'i miei compagni di viaggio', come giustamente li chiami tu, abbiamo fatto un percorso musicale parallelo molto simile, che parte dai primi anni 90 quando c'è stata la riscoperta delle sonorità anni 70 con i Black Crowes, Gov't Mule e la scena Jam americana. Per quanto mi riguarda, ho cominciato la mia carriera suonando in band nell'area torinese, passando in rassegna cover delle più grandi southern rock band (Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers, Marshall Tucker Band, Outlaws etc.), poi, con i Voodoo Lake sono arrivati i brani originali. Con questi ultimi abbiamo realizzato due dischi e parecchi concerti in Germania e Repubblica Ceca, entrando così nel circuito internazionale del genere. Paolo e Giuliano avevano fatto, prima con i Family e poi con i Sannidei (con i quali si sono creati una certa credibilità anche in Inghilterra) un percorso simile ed era inevitabile che, una volta trasferito in Valle, le nostre strade si incrociassero. Si può considerare la nascita dei Nandha un appuntamento con il destino…

Black Strawberry Mama è un Cd dall’atmosfera live e dal suono molto compatto. Come nasce il lavoro, avete testato i brani prima dal vivo o siete passati subito in studio?
Il nostro genere richiede molto lavoro live, i brani in generale vanno testati in concerto per vedere anche la risposta del pubblico prima di essere registrati. Ma non è un lavoro che si può fare sempre, ad esempio il brano Black Stawberry Mama (https://www.youtube.com/watch?v=6mZgP9olwOE)  è nato poche ore prima di entrare in studio. Quando invece nonsi riesce a testare live un brano, allora, per creare un effetto “dal vivo” abbiamo registrato insieme chitarra ritmica, basso e batteria, sovraincidendo solo le voci e i soli. Poi Neda del MeatBeat Studio si è occupato della registrazione e produzione, confezionando il tutto in modo decisamente professionale. Prima di cominciare le registrazioni “Mr. MeatBeat“si è documentato a lungo ascoltando dischi del genere e confrontandosi anche con tecnici americani in modo da rendere il lavoro il più credibile possibile. Neda è sicuramente il quarto Nandha!

Come si è presentato l’interessamento della Grooveryard Records?
Joe Romagnola della Grooveyard Records di Rochester USA mi aspettava da tempo al varco, a lui era piaciuto molto il secondo disco dei Voodoo Lake Flowers in the Sand ed era rimasto molto colpito da una registrazione live dei Nandha ‘Live @ Cafè du Mulin’. Nel 2011 ci lasciammo con l'impegno di un disco per la sua Label e così quando gli inviai le registrazioni nel 2013, la sua risposta fu subito entusiasta e ci propose il contratto (qui inalto la copertina della versione americana dell'album).

In autunno avete tenuto alcuni concerti negli States. In che città avete suonato?
In Arkansas, nella zona intorno a Little Rock, Hot Springs, Jacksonville e altri piccoli centri urbani, è proprio in quella zona che stiamo lavorando per crearci una certa credibilità nel circuito. Poi siamo stati anche a Clacksdale-Mississippi e Memphis-Tennesse, ma più per rendere omaggio a quei luoghi che sono la culla del Blues e del Rock'n'Roll visitando luoghi come il museo del Delta Blues e i Sun Studio.

Che differenze avete trovato nelle location dove vi siete esibiti rispetto a quelle italiche? Non solo per quanto riguarda il pubblico, ma anche nei rapporti con gli organizzatori dei concerti o i gestori dei locali.
Come si suol dire, tutto il mondo è paese nel senso che i club musicali sono uguali in tutto il mondo ma la differenza sostanziale è che i concerti cominciano molto presto, tra le 19 e le 20, in quanto la gente esce dal lavoro senza passare da casa, mangia godendosi lo spettacolo, e poi i gestori e il pubblico sono molto attenti a ciò che proponi.

Avete avuto modo di ‘jammare’ con artisti locali? Come vi hanno accolto gli artisti con cui siete entrati in contatto?
Joe Pitts, grande blueman locale nonché nostro grande amico ha introdotto i Nandha nella Spa City Blues Society alla quale fanno capo i migliori esponenti della musica del diavolo dell'Arkansas (qui nella foto Joe Pitts al centro). Ogni settimana si trovano per una jam all'Ohio Club Hotsprings, e anche noi abbiamo avuto modo di partecipare e di condividere il palco con grandi musicisti quali i Beckham Brothers, Steve Hester and DejaVoodoo, Joe Pitts band, David Kimbrough Jr. figlio di Junior Kimbrough e molti altri e l'accoglienza è stata incredibile.

C’è un episodio particolare che vi è accaduto negli USA, non necessariamente legato alla musica, che vuoi raccontare?
Sicuramente visitare i Sun Studio di Memphis e camminare sullo stesso pavimento di mostri sacri quali Elvis e Johnny Cash è stata una esperienza quasi ‘mistica’...

Che progetti avete per il futuro?
“Chilometraggio” come dice il vecchio bluesman Willie Brown al giovane Talent Boy nel film ‘Mississippi Adventure’, quindi suonare ovunque. Ad aprile saremo in Germania dove parteciperemo ad un southern rock festival vicino a Berlino e a settembre dovremmo tornare negli States.

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