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Opus Avantra

Avanguardia & Tradizione

A voler sintetizzare si potrebbe dire, parafrasando Vittorio Gassman, “un grande futuro dietro le spalle”; perché a volte, e nella musica questo si verifica spesso, essere “avanti”, anticipare i tempi, rischia di condurre l’artista ad avere una schiera di fedelissimi ma non quello spazio più ampio e quel riconoscimento che le sue capacità esigerebbero. Ed allora il pericolo è di vedersi appiccicare addosso l’etichetta di “artista di nicchia”, che vuol dire tutto e vuol dire nulla; si resta lontani dal cosiddetto “grande pubblico”, a volte si rischia di essere considerati snob, culturalmente troppo elevati per essere capiti. Ma il tempo, per fortuna, è a volte galantuomo, e restituisce con comodo, come nel caso degli Opus Avantra, quanto ha tolto. Ne parliamo con Alfredo Tisocco.


Nella scheda a voi dedicata sul volume di Paolo Barotto “Il Ritorno del Pop Italiano”, si legge, fra le altre cose: “Il gruppo tenta di fondere musica d’avanguardia con musica tradizionale…”. Vi riconoscete in questa descrizione, per quanto riguarda le vostre origini? La trovate ancora calzante con riferimento al vostro orientamento odierno?

Io direi che il gruppo non solo tenta di fondere la musica di avanguardia con musica tradizionale, ma fonde decisamente e se qualcuno pensa che non sia stato fatto, basta ascoltare brani come Tics, Fase dello specchio, Canto alla notte, Canto incompiuto, Canto a un dio nascosto, Viaggio immaginario, dove vari sistemi compositivi del passato e della tradizione si innestano chiaramente con le esperienze dell’avanguardia. Bisogna anche ridefinire il termine fusione “fusion”: trattasi di operazione di amalgama e/o alternanza a volte coraggiosa tra un ritmo e/o una struttura armonica; stiamo quindi parlando di una certa evoluzione a volte impercettibile a volte più evidente… come dire: diamo una frustata per far correre il cavallo senza infierire sull’animale, ma solo per stimolarlo e battere l’avversario. Il pensiero umano corre sulla strada delle nuove conoscenze e delle strutture sempre più complesse per raggiungere i più alti livelli evolutivi… sia per conquistare una felicità temporanea con la realizzazione di un desiderio a breve termine, ma anche una capacità di sintesi stravolgente che fa viaggiare l’uomo negli spazi siderali alla ricerca di un “Dio nascosto”. Quindi l’affermazione di Barotto ci trova più attuali che mai… anzi non ci va di essere ridefiniti… vorremmo essere riconosciuti sempre più ricercatori musicali che non realizzati dopo trent’anni di presenza seppur di nicchia nel campo delle proposte musicali.

Quali motivazioni vi hanno convinto e stimolato a riproporre la vostra musica dopo un così lungo periodo?
Lo stimolo è stato il fatto di vedere, ognuno per le proprie esperienze di vita artistica ma anche in altri campi, per quanto mi riguarda, anche manageriale nella “scienza delle comunicazioni”, che il mondo ripercorre nell’arte semplice, quella che investe le emozioni del grande pubblico, sempre di più le strade dell’applicazione armonica alle nuove  tecnologie di riproduzione del suono, mentre  le divergenze con la cultura rimangono ancora fortemente marcate. Il grande aiuto ora è venuto dalla maggior diffusione dei messaggi e le grandi occasioni prodotte dalla rete internet con le comunicazioni “on Real Time” tra  gruppi di affinità intellettive. In un passato anche recente, Opus Avantra avrebbe con molta difficoltà ottenuto qualche migliaio di contatti mensili come ci ha concesso recentemente il nostro MySpace e il mio personale.

La vostra musica, da parecchi addetti ai lavori, è tuttora ritenuta “colta”; trovate la definizione calzante, oppure limitativa?
Se “colta” significa scienza, ricerca, sperimentazione e posta in sintesi o fusione strutturale con una riproposizione in veste “progressive evoluto”… allora sì! Se invece si volesse intendere di parlare di una netta distinzione delle parti incolto e dall’altra parte colto… significa che… abbiamo sbagliato noi l’obiettivo…

Attualmente, anche in Italia ma soprattutto all’estero, si assiste ad un grande ritorno di interesse verso il rock progressivo; diversi gruppi non fanno mistero di affondare le loro radici in quel modello di percorso musicale. Quali sono le vostre sensazioni in proposito, e le considerazioni che potete fare “a posteriori”, voi che avete vissuto ed influenzato quel periodo?
Il grande ritorno d’interesse per il rock progressivo è vero ma credo di poter dire con tutta franchezza che all’estero, più che in Italia, è stato compreso il significato vero del movimento. Il fatto che molti gruppi si rifacciano al movimento Prog mi fa molto piacere, ma bisogna anche dire che, se molti di loro siano ancor famosi e noti, nel momento storico della sua nascita (anni settanta), proprio in quegli anni questi gruppi cavalcavano l’onda lunga del pop rock, come richiesto  dal grande pubblico, e non certo del rinato Progressive. O meglio, molti gruppi si richiamano impropriamente al Progressive ora, mentre di fatto negli anni settanta rincorrevano il successo del Pop, detto con tutto rispetto, sia ben chiaro, ma ritengo di chiarire che il Pop Rock è una componente del Progressive e non il vero e proprio Progressive. Penso di poter affermare con tutta franchezza che Progressive è sconvolgere, sperimentare contaminazioni di vari generi e strutture compositive, senza rinunciare all’apporto tradizionale, ma sicuramente non solo ricorrere a qualche variazione del modello “canzone”. Opus Avantra, a pieno diritto, può affermare di aver fin dall’inizio agito in quella direzione e continuare, rinnovandosi ed evolvendosi come in una spirale hegeliana, a ciò chiaramente espresso dall’enunciazione del nostro Manifesto.

Qual è stato il percorso che vi ha condotto a realizzare “Viaggio Immaginario”: l’idea di base, lo sviluppo, le difficoltà e le eventuali innovazioni apportate rispetto ai brani originali.
La realizzazione dello spettacolo parte da una esigenza di presentare una sintesi sulle nostre pubblicazioni del percorso artistico fatto in oltre trent’anni di attività, interrotte a tratti dalle diverse esperienze artistiche soprattutto del sottoscritto e Donella. La sintesi più appropriata poteva essere realizzata solo da una presentazione di concetto musicale teatrale, dove comunque la musica rimaneva fondamentale e propositiva, dove le luci, la scenografia, le azioni alternate alla gestualità talvolta danzante interpretata in gran parte al quartetto d’archi femminile, erano immersi tutti nel completamento del concetto progressivo. Non dimentichiamo che Opus Avantra, fin dal 1976, usciva in concerto con la presenza scenica del Gruppo Italiano di Danza Libera di Franca della Libera con la quale continuai personalmente una stretta collaborazione per un lungo decennio successivo: nacquero così Katharsis, Oprabach, Tics dance, Oltre Isadora, queste ultime negli anni novanta sintetizzate nel mio disco “Ballet Collection”.

Come avete valutato la risposta del pubblico e della critica allo spettacolo che avete proposto in Giappone? Pensate di riproporlo anche in altri paesi ed in Italia?
Sicuramente la risposta del Giappone in seguito alla nostra performance al “Club Città” di Tokyo del 12 aprile 2008 è stata molto importante per farci ritenere che la nostra operazione è meritevole di riproposizione anche in Italia e altre parti del mondo particolarmente sensibili ai cambiamenti e all’evoluzione musicale. Certamente molto merito ha avuto l’organizzazione che ha lavorato in stretto collaborazione con la Strange Days Records distribuita da Universal, che ha contemporaneamente presentato tutte le pubblicazioni discografiche in paper sleeve nei vari negozi della città offrendo assoluto risalto al gruppo e al sottoscritto. Un bellissimo pubblico, attento, coinvolto e coinvolgente tutti  immersi profondamente nel bagno delle emozioni che solo la musica sa dare.

A distanza di quattordici anni dal vostro ultimo lavoro in studio, avete già qualche progetto riguardo ad un prossimo nuovo album in studio?
Sì! Hai detto bene, è vero, già da qualche anno io avevo maturato l’idea di richiamare Donella che già stava facendo un percorso analogo con il suo “Opus Avantra Studium” e l’occasione del concerto di Tokyo dell’anno scorso, ci ha fatto maturare il nuovo Concept Album di cui qui anticipo il titolo: “Leucos”, ovvero Luogo Magico. I brani sono quasi tutti composti e crediamo di entrare in studio entro il primo semestre di questo anno. Il percorso è come nel più tradizionale stile Opus Avantra rivolto all’immaginazione e percorso simbolico dei temi musicali che si alternano in un pulsare ritmico enarmonico e lirismo melodrammatico senza sosta. Resta fermo l’impegno alla evoluzione strumentale con la più consistente presenza della parte elettronica e tecnologia che richiama la fusione tra  l’impianto di ensemble contemporaneo sempre con archi e flauti e la presenza delle chitarre elettriche per una evoluzione Progressive.


(28/04/2009)

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