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Area e Azione: la vita (ri)comincia a 40anni...

Il luogo è certamente quello a loro più congeniale, ovvero il palco dell’Auditorium “Demetrio Stratos”, che si trova a Milano, all’interno della sede di Radio Popolare; l’atmosfera è senz’altro delle migliori, tant’è che Eleonora Biscardi, produttrice esecutiva dell’etichetta Art Up, ci sussurra un eloquente “… sono davvero presi bene…”.

Anche il momento è di quelli più adatti: gli Area (Patrizio Fariselli: tastiere e pianoforte - Paolo Tofani: chitarre - Ares Tavolazzi: basso - Walter Paoli: batteria) hanno appena terminato il soundcheck, sono allegri, scherzano fra loro, si prendono in giro, e lo facevano anche poco prima, mentre suonavano uno scatenato blues…

Si accomodano sui seggiolini colorati dell’Auditorium, in prima fila di fronte al palco, e ci raccontano che…

Molte vostre canzoni, sia nei titoli che nei testi, già quando nacquero sottolineavano importanti situazioni sociali e politiche; che effetto vi fa verificare che, dopo più o meno 40 anni, parecchie di esse sono ancora, nei fatti, di stretta attualità?

(Fariselli) In effetti non c’è davvero molto da stare allegri, perché ci sono delle tematiche per cui le nostre canzoni sono state un pochino anticipatrici, vedi ad esempio ZYG (Crescita zero), per dirtene una, oppure, quella ancora più scandalosa, ovvero Luglio, Agosto, Settembre nero: allora c’era questo problema e adesso, a distanza di quarant’anni, pare sia tornato “di moda”, e c’è una sorta di resa dei conti che è davvero terrificante; in questo senso, potremmo dire di essere quasi desolati per il fatto di aver sottolineato allora un problema che oggi non è ancora risolto.

Riguardo al nuovo album, che esce in questi giorni, che sensazioni avete provato nel rimettere mano ai vostri brani “storici”, e quali invece quelle suscitate dal realizzare, di nuovo insieme, dei pezzi nuovi?

(Tofani, rivolto a Tavolazzi) Dai, dai… rispondi tu!!!

(Tavolazzi) Per i pezzi, chiamiamoli “vecchi”, quelli storici, diciamo che… vabbè, ci siamo dovuti rimettere a studiare i brani, perché eravamo un po’ arrugginiti da questo punto di vista, non tanto mentalmente, ma proprio per il fatto che, in effetti, ci siamo resi conto di aver realizzato, allora, delle cose tecnicamente rilevanti, e per questo motivo è stato anche un piacere riscoprire piano piano queste cose. Per quanto riguarda i brani nuovi, diciamo invece che siamo ancora in una sorta di “cantiere”, per cui c’è solo qualcosa, ma più che altro un assaggio, all’interno del disco; trent’anni sono davvero molti e, da un punto di vista musicale, ognuno ha cercato di portare agli altri tutto quello che ha sviluppato lungo tutti questi anni.

(Fariselli) In questo disco, in pratica, ci sono dei brani nuovi sotto forma di assolo o di duetto, un po’ come se ci si “annusasse” l’un l’altro per riprendere una confidenza che era rimasta in sospeso per tanto tempo.

(Roberta Genovesi – Redattrice Isola): a proposito di “Storie Elettriche”… volevo sapere se, e quanto abbia pesato, nel rimettere insieme il gruppo in maniera stabile, l’aver raccolto, in un libro, momenti della vostra storia; è stato solo un episodio, oppure ha innescato il desiderio o la consapevolezza di avere ancora un pezzo di strada da percorrere insieme?

(Fariselli) In realtà no, nel senso che ho scritto quel libro con delle motivazioni del tutto differenti, assolutamente a prescindere da una possibile reunion degli Area, tant’è che loro non lo sapevano neanche…

La prima reunion avvenne fra il 1993 ed il 2000, ora siete ripartiti nel 2009; quali sono le differenze fra le due situazioni, quali sono gli obbiettivi che vi ponete oggi, e quali sono, dal punto di vista compositivo e musicale, le vostre prospettive.

(Fariselli) Stiamo parlando davvero di persone molto differenti, e di epoche altrettanto differenti; per noi ogni anno è quasi un’era che passa, per cui sono situazioni completamente diverse, e non ha senso fare dei paragoni fra di esse; io lo dico sempre, ma vale la pena di sottolinearlo: noi non abbiamo riformato gli Area, noi “siamo” gli Area, e se prendiamo in mano la vecchia bandiera e la tiriamo su, è solo perché alla sua ombra ci sentiamo di fare qualcosa di intelligente, magari non per tutto il resto della nostra vita, magari anche solo per mezz’ora; però nel momento in cui ci siamo, siamo qui, e ci va di fare delle cose che ci sembrano essere interessanti.

Che sentimenti suscita in voi il fatto che la musica degli Area accenda ancora un grande interesse, non solo fra gli appassionati “storici”, o fra gli addetti ai lavori, ma anche fra coloro che vi hanno conosciuto solo adesso?

(Paoli) Loro sono la dimostrazione che la musica è veramente senza tempo; il loro materiale lo potrai ascoltare o riascoltare fra cinquant’anni, fra cent’anni, ed anche allora sarà “roba loro”, perfettamente identificabile; io sono passato dall’essere, a undici anni, un giovanissimo fan appassionato, ad essere oggi un “disgraziato” che li rincorre sul palco per cercare di stare al passo con loro. Capisco perfettamente che un ragazzo giovane, magari appena ventenne, che in qualche modo incappa in uno dei loro dischi, rimanga flashato, perché non si può non rimanere stupiti; anche nel panorama della musica loro sono un vero e proprio picco in mezzo a quella che era la musica di quel periodo…

(Fariselli)… va bene, dai, lo assumiamo, dopo che ha detto queste cose!!!

(Michele Manzotti - Giornalista): con riguardo al recente progetto pianistico relativo agli Area presentato al Premio Ciampi, realizzato da Fariselli, come è nata questa idea, e quale peso ha avuto, se lo ha avuto, nello stimolarvi a ripensare a quali brani prendere in considerazione per il nuovo album?

(Fariselli) Queste cose vengono fuori, come ho già detto, “nei secoli”, perché per noi ogni anno è davvero un secolo… quando ho cominciato a ritornare su questi pezzi, è successo quasi per gioco; dopo vent’anni che non li suonavamo più insieme, un giorno, studiando a casa, mi sono ritrovato sulle note dei vecchi pezzi e giocandoci sopra mi sono stupito del fatto che funzionassero anche solo con il pianoforte, ed anche solo lavorandoci un pochino.

Di fatto, in realtà, ci ho lavorato sopra per quattro, cinque anni, facendo la trascrizione di questa musica realizzata, in origine, da sei “vespe assetate di sangue”, per un singolo strumento acustico e realizzandone poi l’orchestrazione.

(Daniele Contardo - Musicista): conoscete ed in questo caso avete apprezzato l’omaggio che vi hanno fatto Elio e Le Storie Tese, con il brano Come gli Area e con la rivisitazione di  Hommage à Violette Nozières?

(Tavolazzi) Sicuramente il fatto che un gruppo di quel livello abbia interpretato questi due brani ci ha fatto un’impressione più che positiva; direi che è una cosa che ci onora.

(Fariselli) Sempre a proposito di “omaggi” ci sono, tra l’altro, anche alcuni giapponesi ai quali la nostra musica ha un po’ cambiato la vita: ci sono diverse ristampe giapponesi, in cd, di alcuni nostri album che sono esattamente uguali agli originali: Arbeit Macht Frei ha, all’interno del libretto, la riproduzione della pistola, piccolina, Crack, invece, ha dentro i quattro adesivi in formato minuscolo…

Foto live di Roberta Genovesi e Andrea Romeo

 

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