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Anfiteatro Comunale, Policoro (MT)

Roberta La Guardia, Pino Suriano, Rocco La Guardia. Omaggio a Tenco

Vedrai, vedrai che cambierà”.
Così recitava Tenco in una sua famosa canzone del 1966, e per essere un artista considerato (ingiustamente) malinconico e triste direi invece che in quelle parole troviamo una forza dirompente di positività, di voglia di cambiamento, un invito deciso a non lasciarsi andare. Parole che valevano allora ma che possiamo adattare facilmente al nostro quotidiano, arrivate a darci forza e coraggio in un periodo così pieno di ombre che si addensano sul futuro.
Una piccola forzatura, certo, ma di fatto l’attualità di un personaggio come Luigi Tenco non la scopriamo adesso, viste le molte occasioni in cui viene ricordato in ogni angolo d’Italia con libri e concerti, a cominciare dal prestigioso 'Premio Tenco' di Sanremo, che da quasi cinquant’anni lo celebra nella più importante rassegna dedicata alla Canzone d’Autore. E anche ‘Luigi Tenco. D’amore e libertà’ - concerto spettacolo tenutosi a Policoro (MT) a metà agosto - rientra in questo filone volto a riportare al centro la poetica del cantautore piemontese.

Artefici del progetto sono tre artisti lucani, che partendo da tre differenti percorsi hanno trovato terreno fertile intorno al nome di Tenco per esprimere la loro creatività. Un lavoro di scrittura e di condivisione, musicale ma anche umana, che aveva come baricentro la passione per la canzone di qualità e la forza comunicativa che può essere messa in campo per valorizzarla. E a conti fatti il risultato è decisamente positivo.
Parliamo di Rocco La Guardia, musicista, cantautore e ostinato ricercatore “sul campo”, capace di tenere alto il patrimonio musicale della tradizione (lucana ma non solo) con un bagaglio musicale che attinge dalla grande scuola cantautorale italiana (tra le ultime cose di rilievo segnaliamo un suo tour acustico con Flaco Biondini, storico chitarrista di Francesco Guccini), di Pino Suriano, docente, giornalista e soprattutto amante della parola e fautore convinto che la parola possa (e debba) diventare strumento capace di s-muovere le coscienze. Le sue lezioni, i suoi scritti, il suo amore per la connessione tra musica e parole sono lì a dimostrarlo. E infine Roberta La Guardia, attrice e performer, con una solida esperienza su vari palcoscenici italiani che l’hanno vista affrontare i "classici", ma anche tematiche sociali molto forti (ricordiamo lo splendido lavoro fatto sulla figura di Franca Rame e le sue opere) così come di grande impatto emotivo sono le sue lezioni e i corsi legati al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.



Tornando allo spettacolo ‘Luigi Tenco. D’amore e libertà’, organizzato in collaborazione con il 'Collettivo Artistico dei Realisti Visionari', come tutti gli eventi vissuti nell’estate 2020 ha pagato il prezzo di un distanziamento obbligato che ha creato una distanza fisica tra le persone, ma questo non ha impedito di far sentire tutto il calore ai tre protagonisti sul palco. Lo spettacolo, infatti, ha la capacità di prenderti per mano e portarti pian piano nella poetica di Tenco. E non è poco. Non è un concerto con le canzoni di Tenco. Non è una conferenza su Tenco. Qui lo schema è ben costruito, con Pino Suriano che introduce, spiega i versi di una canzone e le corde della chitarra di Rocco che iniziano a far girare le note nell’aria, a cui si aggiunge Roberta che con la sua voce calda e pastosa unisce le due cose, racconta e colora quel testo, lasciando che sia poi la canzone vera e propria a prendersi lo spazio meritato. Molti gli aneddoti raccontati, così come di pregio sono risultate alcune riflessioni sulla parte più intima del cantautore. Il tutto però senza pietismo, evitando un’inutile retorica o il copia-incolla di alcune frasi fatte apposta per creare effetto. In questo senso il lavoro di Pino e Roberta è stato accurato e rispettoso del personaggio.

Sono riusciti a non cadere nella trappola della mitizzazione, tanto cara a chi vuole fare un “tributo”, mentre qui la parola corretta è “omaggio”, uno spettacolo che diventa un omaggio sentito e sincero ad un grande artista che tanto ha dato (e che tanto avrebbe potuto dare ancora) alla nostra musica.
A questo proposito, lasciamo che siano proprio Pino e Roberta, i due protagonisti che più hanno lavorato sui testi, a spiegare meglio come è nato il lavoro: “Per la preparazione dello spettacolo ho riletto a fondo i suoi testi e se dovessi riassumere questo artista in una parola direi che è ‘inafferrabile’. Sì, perché Tenco, nonostante la sua smisurata voglia di essere capito, compreso, rimane ancora un personaggio da studiare, da approfondire, perché di lui ci sono ancora molte cose che ci sfuggono. Dietro quelle melodie che conquistano al primo ascolto e testi apparentemente semplici, si nasconde un mondo molto più complesso e affascinante” (Pino Suriano);
“La scelta di fare un lavoro su Tenco deriva anche dalla consapevolezza che la sua poetica è per certi versi inconsueta, e quando decide di metter in musica il suo disagio esistenziale i toni che usa non sono mai urlati e plateali. Ecco, volevamo far arrivare il messaggio di autenticità che traspare dalle sue canzoni ma anche dal personaggio nel suo insieme, un omaggio dovuto anche al profondo rispetto che lui aveva per la musica e l’arte in generale. La sua esistenza è stata entrambe queste cose, una necessità espressiva in cui la musica e la vita diventavano una cosa sola” (Roberta La Guardia).

‘Luigi Tenco. D’amore e libertà’ è uno spettacolo che ha un suo ritmo narrativo e nonostante la parte musicale sia gestita dal solo Rocco La Guardia, la cosa funziona. Il mix di parole e melodie tiene insieme la voglia di cantare i brani di Tenco (quasi tutti conosciuti dal grande pubblico) con la voglia di conoscere qualcosa in più della sua vita e del suo carattere. Un’ora abbondante che hanno appagato entrambe le cose. Un format, oggi si usa dire così, che ha il suo punto di forza nella “formula” a tre, come abbiamo visto, e che vedremmo bene ripetersi con altri grandi cantautori. Lavori che avrebbero così un doppio binario, uno più ludico riferito a concerti estemporanei, ed un altro più culturale nel senso migliore del termine, commissionato per esempio da qualche amministrazione comunale, qualche assessorato alla Cultura che voglia proporre ai suoi cittadini un evento che si faccia promotore di portare cultura musicale su quel territorio e che non sia solo strizzare l'occhio all'artista del momento come troppo spesso avviene quando devono organizzare un evento pubblico. In Italia abbiamo un patrimonio indiscusso che merita di essere valorizzato. Per i nomi ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, oltre a Luigi Tenco, quindi, ecco che un lavoro così approfondito ci starebbe bene anche per Lucio Dalla, per De André, Battisti, Guccini, Ivan Graziani... Ma a pensarci bene, per quel che abbiam visto sul palco di Policoro, il nome che più potrebbe incarnare al meglio la sensibilità dei tre protagonisti è Domenico Modugno. È lui il padre indiscusso di tutti i cantautori, capace di unire una nazione intera anche quando cantava in dialetto, pietra miliare di una rivoluzione cantautorale e culturale iniziata in quel 1958 a Sanremo, quando aprendo le sue braccia ha dettato al mondo un modo nuovo di scrivere e interpretare le canzoni. “Penso che un sogno così non ritorni mai più” diceva il Mimmo nazionale. Forse, ma intanto proviamo a ricordarlo con rispetto e a tramandarlo alle generazioni future.

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In dettaglio

  • Data: 2020-08-15
  • Luogo: Anfiteatro Comunale, Policoro (MT)
  • Artista: Roberta La Guardia, Pino Suriano, Rocco La Guardia. Omaggio a Tenco

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