ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Parola Cantata, Brugherio (MI)

Parola Cantata

Partiamo dalla fine. Già, perché partire dall’inizio vorrebbe dire raccontare delle ore passate insieme a Mauro Ermanno Giovanardi e il suo staff ad osservare il cielo e spendere tutte le frasi più triviali per far smettere di piovere. Pratica peraltro riuscita, in taluni casi, mentre alcuni degli appuntamenti che si sono snodati dalle 18.00 fino a tarda sera non hanno subìto il “cantico” e hanno convissuto con nuvole e ombrelli.

E raccontare invece la fine di questo venerdì 17 giugno significa vedere le facce soddisfatte di Paola Turci, Cristina Donà, Nathalie, Patrizia Laquidara e Susanna Parigi. Cinque donne, cinque artiste che hanno con-diviso il palco grande di Villa Fiorita, il parco nel centro di Brugherio. Un parco verdissimo, che – lo garantiamo – l’anno scorso aveva regalato grandi passeggiate sotto il sole e splendidi momenti di ombra sotto alberi secolari.

Tutto è iniziato alle 18.00, quando il padrone di casa Giovanardi aveva aperto ufficialmente la 2ª edizione di “Parola Cantata” nel cortile de La Casa del Popolo, uno dei tanti luoghi cittadini (insieme alla Biblioteca Civica, al Teatro San Giuseppe e il parco di Villa Fiorita) che prendono vita durante la tre giorni. L’apertura è stata affidata al giornalista-scrittore Michele Monina e al suo progetto “Anatomia femminile”, un libro+cd che racchiude 23 modi di spiegare, per quanto possibile, l’altra metà del cielo. L’idea di Monina è semplice: far raccontare (con un brano musicale a testa) 23 parti del corpo femminile. Nascono così brani sulle braccia, le mani, i fianchi, gli occhi, senza tralasciare quelli più intimi ed evocativi (chiedete a Roberta Carrieri per averne un’idea…). Per farsi aiutare, Monina invita cinque delle ventitré artiste a Brugherio, ognuna con il suo brano. Troviamo quindi un’emozionatissima Micol Martinez, Ilaria Pastore con un bel brano sulle gambe, Elisabetta Citterio che con ironia e gusto racconta del naso, e poi ancora Charlotte e la giovanissima Eleonora Tosca. Il progetto vedrà la luce a breve e uscirà per la NdA Edizioni di Massimo Roccaforte. Tra le altre cantautrici chiamate a raccolta da Monina, non potendo citarle tutte,  ricordiamo almeno Roberta Carrieri, Ila, Roberta Cartisano, Airin, Katres, Veronica Marchi, Marian Trapassi e Pilar. Ultima citazione la riserviamo a Zoe Vincenti, ugiovane fotografa che con fantasia e creatività ha rappresentato con 23 scatti ognuna delle parti femminili raccontate in musica.

A seguire, Gaetano d’Aponte e Fausto Mesolella, moderati da Roberta Balzotti, hanno raccontato la storia e il futuro del Premio “Bianca d’Aponte”, concorso nato da manciata di anni, ma che vede crescere in maniera esponenziale la sua reputazione, forte anche brave delle vincitrici che ogni anno si passano il titolo e dell’humus positivo che si respira ad Aversa (Ce), durante i tre giorni di manifestazione. Dicevamo vincitrici, perché la caratteristica di questo premio sta proprio nel fatto che è dedicato solo a donne (Bianca era il nome della figlia di Gaetano d’Aponte, scomparsa prematuramente nel 2003). Tante parole ma anche tanta musica, visto che ad accompagnare i tre sono state chiamate Erica Boschiero e Laura Campisi. Vincitrice nel 2009 la prima e reduce da un giro europeo che l’ha vista suonare per l’associazione “Ambasciatori in Musica” fondata da Sandro Petrone, giornalista Rai nonché cantautore (in gioventù, ma anche adesso qualche soddisfazione se l’è tolta, pubblicando un interessante Cd l’anno scorso), qui in veste di operatore culturale. Vincitrice del 2010 e giunta a Brugherio direttamente da New York via Parigi, Laura Campisi negli ultimi mesi ha vissuto/suonato più negli States che in Sicilia, sua terra natale. Momenti di grande intensità si sono avuti quando Erica e Laura, dopo aver già regalato un paio di canzoni a testa, hanno unito le loro voci per intonare Ninna Nanna in re, una splendida canzone di Bianca, resa in una versione semi-improvvisata quanto riuscitissima. Da applausi. E infatti in quel momento sono sembrati più fitti della pioggia battente.

Neanche il tempo di mangiare qualcosa (il brutto tempo aveva fatto slittare un po’ tutti gli orari d’inizio) e ci si trasferisce nel parco, perché le luci sono già accese e altre cantautrici sono pronte a regalare quasi tre ore di musica.

La prima a salire sul palco è una raggiante Susanna Parigi, incastonata in un vestito nero elegantissimo e una chioma volutamente scompigliata che le dona un’aura (delicatamente) provocante, così come i suoi testi, sempre giocati sul filo delle parole e dei significati sottintesi, capaci come pochi di raccontare l’universo femminile. Muove le dita sul pianoforte e partono le note di Liquida, il brano che ha anticipato qualche mese fa l’uscita del suo ultimo album “La lingua segreta delle donne”, creando subito un’atmosfera di complicità con il pubblico. Nel suo set, c’è spazio anche per una cover, Disamistade di De André, cantata solo con un grande tamburo a dettarle il ritmo, suonato da lei stessa e con alla chitarra il fido Matteo Giudici. Chiude con Fa niente, splendido brano sempre tratto dall’ultimo album che diventa viatico per far salire sul palco Ketty Passa, spigliata conduttrice di Radio Popolare che chiama la seconda artista in scaletta, un’altra piccola perla della produzione nostrana al femminile: Patrizia Laquidara. In formazione ridotta come per tutte le altre esibizioni della serata, la cantautrice veneta (ma nata in Sicilia), riesce in pochi brani a catturare l’attenzione del pubblico che dopo uno scroscio maldestro di pioggia stava allontanando un po’ di gente. Ma come una “Anguana” (le mitiche donne fatali, ammalianti abitatrici del bosco che Patrizia racconta nel suo ultimo album), tiene stretta a se il pubblico e gli regala cinque brani interpretati come solo lei sa fare. Chiude il suo spazio con il brano Il canto dell’Anguana, che da il titolo al nuovo lavoro, prezioso, quasi tutto dedicato al dialetto veneto (anzi, alto vicentino) che – semmai ce ne fosse bisogno – ci ricorda che l'artista ama spesso tingere le sue canzoni di riferimenti e arrangiamenti extranazionali ed extraeuropei, ma sa anche stringere a se le sue e le nostre radici, restituendole in un caleidoscopio di suoni e di atmosfere davvero uniche.

Una manciata di brani anche per Nathalie, gracile cantautrice catapultata nell’agorà della musica che conta (dopo la sua vittoria a X-Factor ha partecipato anche a Sanremo), che seppur dotata di una voce a volte graffiante e particolare, non sembra aver messo nel suo carniere più di due o tre canzoni valide. Avrà tempo, certo, ma messa al confronto con le altre ospiti della serata una certa differenza si sente.

Per esempio ascoltando le canzoni di una giovane mamma, quelle di Cristina Donà, che accolta con un’ovazione imbraccia la sua chitarra e insieme a un paio di musicisti affiatati da via ad un set piacevolissimo, infarcito di piccole chiacchierate (ricorda, per esempio, quando giovanissima apriva i concerti degli Afterhours e, guardando nel backstage a trovare lo sguardo di  Mauro Giovanardi, anche dei Carnival of Folls poi divenuti La Crus…). Parla, suona, sorride, racconta, con un pubblico che canta i suoi brani a memoria, come quando partono i primi accordi di Universo, brano simbolo e uno dei più riusciti di Cristina. La sosta forzata dell’anno scorso non ha intaccato la sua voglia di scrivere e cantare, riportandoci (parafrassando il titolo del suo ultimo album Torno a casa a piedi”) una Donà in perfetta forma e degna portabandiera di un modo originale di fare cantautorato.

E chiudiamo con la più navigata tra gli ospiti di questa sera, Paola Turci, che con la sua chitarra a tracolla ricorda a tutti che quando in Italia si vuole organizzare un “Venerdì di Venere”, lei ha diritto ad un posto in prima fila. Voce calda, un repertorio ampio e valido da cui estrae al momento giusto un piccolo gioiello che non ha età (anzi di anni ne ha più di venti….), quel “Bambini” che l’aveva consacrata come portatrice sana di nuova linfa cantautorale. Ormai i capricci della pioggia non intaccano più la voglia di rimanere fino alla fine dello spettacolo, di cantare e stringere virtualmente intorno a se cinque donne e cinque modi di intendere la scrittura al femminile.

Anche nel backstage si tira un sospiro di sollievo, la seconda edizione è partita e Joe chiama a raccolta i suoi fidati collaboratori per ringraziarli della pazienza e del sangue freddo che durante tutta la giornata hanno messo in campo. Citarli tutti non è possibile, ma è chiaro che quando una serata come questa finisce ripensi a tutti i mesi precedenti passati a lavorare su questi tre giorni e allora qualche nome vale la pena farlo. Annarita Masullo, per esempio, che ha seguito Joe passo passo in ogni decisione e che insieme a Cristina Spagna ha gestito la prima parte della comunicazione, Paolo Giabini che ha seguito la produzione aiutato da Alice, e come non rimarcare la grande professionalità di Diego e Arianna al service e alla gestione del backstage. Senza dimenticare ovviamene l’Assessore alla Cultura di Brugherio Enzo Recalcati, motore economico di Parola Cantata, che ha condiviso fin dalle prime ore del pomeriggio il “cantico” a cui facevamo riferimento prima. Un uomo che oltre alla sua influenza istituzionale ha messo in circolo passione per la musica, energia e simpatia, termini molto rari quando si tratta di manifestazioni pubbliche e che proprio in giornate come questa possono fare la differenza. E poi decine di altri personaggi, tasselli fondamentali per hanno messo in moto e fatto funzionare una macchina operativa come Parola Cantata atto secondo.

 

(fotografie di Ileana Paolicelli)

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Data: 2011-06-17
  • Luogo: Parola Cantata, Brugherio (MI)
  • Artista: Parola Cantata

Altri articoli su Parola Cantata

Altri articoli di Francesco Paracchini