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Stadio Olimpico, Roma

Venditti & De Gregori


 

di Aldo Zichella

“…Seicentocinquantuno giorni, tanto è durata l’attesa per vedere esibirsi insieme sul prato dell’Olimpico Antonello Venditti e Francesco De Gregori. Ci si è messa, prima fra tutto, la paura collettiva di un nemico sconosciuto, subdolo e quindi poco leale. Ma, ormai, ci siamo…”

Potrebbe cominciare così il racconto di una serata che si annuncia irripetibile, e usiamo questo aggettivo per innumerevoli ragioni. Partiamo con il dire che l’idea di questa serata o meglio, le premesse perché questa serata si celebrasse, stanno tutte in un evento-sodalizio molto datato che prese corpo, qui a Roma, cinquanta anni fa: tanto è il tempo musicale ed umano trascorso dal “Theorius Campus” del maggio 1972 al “Venditti De Gregori” del giugno di oggi.

“Io sto qui pe’ Francesco … no, io sto qui pe’ Antonello”: ci piace pensare (ed il prosieguo della serata - in qualche modo - conforterà questa iniziale sensazione), che il pubblico si divida pressoché equamente tra i fan dell’uno e quelli dell’altro, unito dall’unico desiderio di lasciarsi andare al fluire delle sonorità e delle sensazioni.

L’introduzione al poema sinfonico Also sprach Zarathustra, op.30 di Richard Strauss (colonna sonora di ‘2001 Odissea nello Spazio’) annuncia l’apertura del concerto. E immediatamente si intuisce come andrà la serata, dall’arrivo a Roma annunciato da Bomba o non bomba fino a La storia siamo noi, passando per La leva calcistica della classe ‘68, Modena e Bufalo Bill, con Antonello e Francesco a dividersi il palco, le sonorità, gli assoli e le incitazioni di chi li ama. E sono tanti. Siamo in tanti. Due artisti capaci di integrarsi vicendevolmente fino quasi a fondersi senza soluzione di continuità, nel sovrapporsi e nel ritrarsi lasciando spazio, quasi che i pezzi interpretati fossero - ed in effetti sembrano esserlo - di ciascuno e di entrambi; mentre tra gli strumenti si fa spazio e brilla di luce propria il sax di Amedeo Bianchi, “voce” storica di Antonello, un imprinting riconoscibilissimo non solo nei dischi di Venditti, ma di decine e decine di cantautori come Vecchioni, Mango, Celentano, Mina, Fortis, Nada, Jannacci, oltre a De Gregori stesso in qualche occasione.

 

Quando parte Peppino, con Antonello in solitario, tutto lo stadio - trattenendo a stento i lucciconi che chiedono strada all’interno degli occhi - immagina un solo abbraccio collettivo per emulare, seppur figuratamente, “quel padre e quel figlio”. Ma la scaletta non lascia il tempo di commuoversi più di tanto, le emozioni continuano perché con Generale, Sotto il segno dei pesci - con la superlativa chitarra di Paolo Giovenchi – e Che fantastica storia è la vita, torna la complicità de i Nostri, che dialogano in un controcanto pensato, certo, per  esaltare la tonalità principale ma forte di una propria significativa riconoscibilità, sottolineata dal sax e accompagnato dal colore rosso acceso delle luci sul palco, che esaltano ad esempio Dolce signora che bruci ed il ritmo incalzante di Sangue su sangue, che Francesco affronta in solitaria, con l’intermezzo di Alice. Trova spazio poi una riflessione di Francesco, con Santa Lucia, ricordo di un’invocazione sentita spesso in famiglia nei confronti di coloro che non vogliono ‘vedere’, chiusa dall’elegante violino di Fabiana Sirigu, prima del ricordo commosso di entrambi di un vero Amico: il Lucio Dalla di Canzone evocato a seguire con Ci vorrebbe un amico. Lo dicevamo prima, poco spazio per la commozione, perché non fai in tempo a viverla e condividerla che sta già partendo un altro pezzo che ti riporta indietro di alcuni decenni in una frazione di secondo. Parliamo di Sara, una melodia che sembra una primavera, seguita dal ricordo di un’afosa estate romana di Notte prima degli esami, brano capace di creare una simbiosi unica con la stagione estiva che bussa prepotentemente alla porte di una Roma che stasera s’è data appuntamento in questo luogo magico.

 

Ma ci sono canzoni che più di altre aprono spazi alla riflessione, mai scontata, sulle cosiddette “morti bianche” di cui Pablo, scritta da De Gregori in collaborazione con Dalla, costituisce bandiera. La donna cannone, vedendo protagonisti Antonello e Francesco, torna ad essere interpretata e narrata come un dialogo tra vecchi amici, così come Unica. Un assolo di armonica che rapisce, tra le mani e le labbra sapienti di Francesco, è il preludio di Rimmel prima dell’esplosione di tutto lo stadio che si fa trascinare e balla al ritmo incalzante del Bajon di Titanic. Il tributo di Antonello a Paolo Rossi contenuto in Giulio Cesare commuove e riporta alla mente le gesta di quel grande uomo e campione, appena prima del momento intimo di Alta marea. Ma è tutto un gioco di emozioni intime ed esplosione di gioia collettiva questa serata. Dimostrazione lampante che avviene quando partono le note di In questo mondo di ladri, cui segue la fase riflessiva della splendida Sempre per sempre e che raggiunge l’apice quando l’occhio impietoso della telecamera scopre Antonello in un momento irrefrenabile di commozione, ed è proprio in quel momento che Francesco annuncia “…la più bella canzone che sia mai stata scritta per Roma” e partono, accompagnate da tutto lo stadio, le note di Roma Capoccia.

 

Attraverso Il vestito del violinista - a parere di chi scrive manifesto dell’intero concerto di questa serata e della vita in generale - si giunge al congedo finale con Ricordati di me, W l’Italia, Buonanotte fiorellino e Grazie Roma. Un saluto e un ringraziamento al pubblico, un inno all’Italia e un tributo a Roma, che ha riabbracciato due dei suoi cantori tra i più amati: Francesco, che ti rapisce con le sue parabole oniriche, le sue visioni multicolori che si è chiamati ad introitare per poi metabolizzare, affinché da un piano narrativo e didascalico diventino vero e proprio nutrimento dell’anima e Antonello, che mette insieme la vita e le sue emozioni, plasmando, da consumato artigiano quale è, la materia umana che, al pari di un ramo di cirmolo, trasforma e libera, con sgorbia e mazzuolo, per presentarla in tutta la sua chiara e straordinaria bellezza.
Antonello e Francesco, Falegname e Filosofo… a fabbricare il futuro.  

foto di Roberto Panucci


 

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In dettaglio

  • Data: 2022-06-18
  • Luogo: Stadio Olimpico, Roma
  • Artista: Venditti & De Gregori

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