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Teatro Comunale Città di Vicenza

Niccolò Fabi

Niccolò Fabi, Tradizione e tradimento tour
Teatro Comunale Città di Vicenza, 20 e 21 dicembre 2019

Niccolò Fabi è tornato, ed è tornato indubbiamente nel migliore dei modi. Dopo aver annunciato la necessità di una pausa, dopo due anni esatti di assenza dalla scena musicale in cui aveva fatto quasi perdere le tracce di sé, è uscito prima con un sorprendente album d'inediti, Tradizione e tradimento all'inizio dello scorso novembre (qui la nostra recensione) per poi partire a dicembre con un tour che sta registrando un sold out dopo l'altro (alcune date, come quella di Vicenza che vi raccontiamo, esaurite già nei primi giorni di prevendita, sono state addirittura raddoppiate) e che, dopo le festività, riprenderà nel 2020 in altri suggestivi teatri italiani. Già annunciate, poi, le date della tournée europea che il cinquantunenne cantautore romano intraprenderà il prossimo aprile.

Il doppio concerto di Vicenza chiude la prima parte del tour italiano e chi ora ne scrive sente la necessità di raccontarlo ma anche la difficoltà di scegliere le parole adatte per farlo nel modo più efficace ed appropriato. Parlare di un concerto a cui si è assistito innanzitutto per scelta e piacere personale non è mai facile, per più di un motivo; perché si ama l'artista da sempre e lo si sente un po' interprete dei propri stati d'animo, magari perché si sta attraversando una situazione emotiva impegnativa a causa di eventi che nulla hanno a che fare con la musica, ma che tramite la musica si sono in parte, psicologicamente quantomeno, "alleggeriti" ("...quello che una musica può fare!" canta a proposito il collega e amico Gazzè ), o semplicemente perché nel raccontare ciò a cui si è assistito si vuol evitare di cadere nella banalità delle frasi a effetto o del luogo comune.

Il fatto è che un concerto di Niccolò Fabi va vissuto "a pelle", anzi, sulla propria pelle, e non si può raccontare. Questo concerto in particolare, non si può descrivere a parole, tantomeno fotografare (anche se l'abbiamo comunque fatto, durante i brani iniziali in cui ci è stato consentito, nonostante le luci blu e rosse che sono tanto suggestive quanto nemiche dei fotografi), riprendere in video dal telefonino o scrivere a penna. Ed ecco qui dunque parole ed immagini nel tentativo di raccontare una piccola parte di quella straordinaria e delicata bellezza. Il teatro vicentino conta un migliaio di posti a sedere tutti disposti in platea, in leggera pendenza verso il palco, e ha quindi un'ottima visibilità da qualunque punto, oltre che una splendida acustica. La situazione è ideale per una piéce teatrale, ma forse non del tutto per il clima di festosa condivisione che Niccolò Fabi solitamente crea intorno e di fronte a sé durante i suoi concerti in sintonia con il suo pubblico. Solo che le cose sul palco stavolta vanno in maniera un po' differente, e ben presto la conformazione del teatro si rivelerà perfetta per godere appieno di questo spettacolo: il concerto inizia quasi con pudore da alcuni brani del nuovo disco, caratterizzati da una produzione innovativa e più sperimentale rispetto ai dischi precedenti, ma comunque fedeli all’identità del cantautore, suonati uno dopo l’altro senza interruzioni se non il buio tra essi per i cambi di strumento e di postazione (dal pianoforte alla chitarra, e viceversa). Le luci sono particolari, soffuse all'inizio e poi taglienti, e partono dal fondo: i musicisti appaiono spesso come figure in controluce mentre è il pubblico ad essere illuminato dai fari e dai giochi di luci in movimento. Pare che stavolta Niccolò, usando la sua musica e il supporto delle immagini proiettate in piccoli schermi alle sue spalle o ai lati del palco, voglia arrivare nel profondo a ognuno degli spettatori, singolarmente. Mentre ci ritroviamo comodamente seduti sulla nostra poltrona, uno accanto all'altro, sentiamo la musica che si avvicina sempre di più a noi - sì, proprio a noi, uno per uno - e ci scuote, ci arriva dentro, portandoci a fare i conti con noi stessi e con le parole di quei brani che molti di noi conoscono a memoria ma è come se li ascoltassimo davvero per la prima volta. La voce di Niccolò è sempre vibrante di emozione, dal palco ci sta mettendo tutta l'anima e pretende (e merita) che anche il pubblico dia altrettanto di sé, non con canti e balli sfrenati (che arriveranno, ma non in questo momento) ma con il proprio sentire emotivo, con tutti e cinque i sensi ben svegli, ricettivi, disponibili ad accoglierla. Niccolò saluta il pubblico solo dopo il quinto pezzo, e sorride, rompendo il lungo momento di apnea e di forte emozione che a tratti sembra quasi insostenibile. Qualcuno sospira sollevato e grato, qualcuno accarezza le proprie braccia che hanno già provato in diversi momenti la pelle d'oca, qualche mano stringe quella del vicino/a di poltrona, qualche lacrima si è già affacciata alle ciglia e aspetta il momento buono per scendere senza pudore.

Ma non è affatto un concerto "ingessato", attenzione; l’atmosfera infatti si riscalda a mano a mano che il pubblico si riappropria di quei brani e li canta sussurrando sottovoce, per timore di rompere la speciale e bella tensione che si è creata, ma desideroso di partecipare con tutto il proprio essere. Niccolò Fabi appare a suo agio su quel palco che gli appartiene, che probabilmente gli era mancato quanto era mancato lui al suo pubblico, non è mai in difficoltà, e la sintonia con i fedeli ed eccellenti musicisti che lo affiancano è totale ed evidente. Fabi stavolta non è al centro della scena, ma è parte del gruppo. Roberto Angelini con le sue slide e chitarre da un lato, Pier Cortese con le chitarre, l'ukulele e la sua voce dall'altro, e poi Alberto Bianco al basso (il più "vivace" del gruppo), Daniele "mr Coffee" Rossi alle tastiere e Filippo Cornaglia alla batteria non sono disposti dietro al cantautore, ma accanto. Tre musicisti da un lato e tre dall'altro, in una sorta di doppia piramide visiva, simmetrica rispetto al centro, dove c'è volutamente un vuoto.  Quel vuoto è riempito dalla musica, la vera protagonista della scena, e dai monitor che rimandano immagini di bellezza naturale o tecnologica. Come se i musicisti fossero al servizio della musica e facessero da tramite tra l'esterno e l'interno di ognuno di noi.

La scaletta è costruita in maniera ragionata ed equilibrata, dapprima a blocchi per album, poi per contrapposizioni (riprendendo il concetto espresso dal titolo dell'album e dello stesso tour) e percorre un andamento in crescendo. Lo scopo è probabilmente quello di condurre il pubblico ad aprirsi, a mettersi a nudo, affinché ognuno possa fare i conti con sé stesso e con la propria capacità di emozionarsi. Certi brani arrivano come una morsa allo stomaco, altri come una carezza, una consolazione, o ancora una lama che scava dove c'era già una ferita, aiutandoci a trovarvi un senso, una ragione, una cura. Non mancano certo i momenti di serena coralità, di espressione vocale quasi liberatoria, di parti condivise nel canto a cui segue l'immancabile ringraziamento al pubblico, con la modestia che caratterizza da sempre questo prezioso cantautore, per aver contribuito, supportato e condiviso le sue stesse emozioni.

Chi scrive ha visto intorno a sé occhi lucidi di lacrime e di gioia, ha avuto le lenti degli occhiali annebbiate da sospiri e calori improvvisi, ha assistito a silenzi senza quasi respiro (vi sono brani in cui è impossibile riprendere o fotografare e non è nemmeno necessario che lo chieda quasi timidamente Niccolò dal palco) e allo sfogo perfettamente intonato di risposte cantate a squarciagola quando è lui stesso a incitarle, ripetendo l'ormai collaudato gioco del "cosa si fa con l'oro?" verso il finale. Finale che non può che essere di tutti: molti dei presenti scesi di corsa verso il palco saltano all'unisono accalcati a pochi passi dai musicisti, tutto il pubblico in piedi applaude a tempo, saluta, si sbraccia nel consueto tripudio e tributo a tanta bellezza appena vissuta. Una bellezza spesso delicata ma affatto fredda, quella che solo i veri artisti (assolutamente appropriate le citazioni visive di grandi protagonisti della storia dell'arte proiettate alle spalle di un'esecuzione acustica di forte intensità) sanno creare e coltivare donandola a chi è pronto a riceverla e magari l'aspettava quasi come una salvezza, l'oro di cui cantavamo prima. Un concerto che è un sorso d'ossigeno, due ore di emozioni nelle quali il mondo è lasciato in pausa e quel che conta è essere riusciti a trovarsi nel "qui e ora". Perché in fondo "la felicità è un momento di distrazione" e, quando accade in questo modo, è davvero una distrazione utile, se non addirittura necessaria. Grazie d'essere tornato, Niccolò.

 

Report e foto di Valeria Bissacco
si ringraziano la Produzione, il management dell'Artista, il personale del Teatro Comunale Città di Vicenza per la disponibilità e cortesia.

Il tour italiano di Niccolò Fabi proseguirà con le seguenti date:
7 gennaio – Udine – Teatro Nuovo Giovanni da Udine
8 gennaio – Trento – Auditorium Santa Chiara
10 gennaio – Bologna – Teatro EuropAuditorium
11 gennaio – Firenze – Teatro Verdi
12 gennaio – Torino – Teatro Colosseo
13 gennaio – Genova – Teatro Politeama Genovese
19 gennaio – Roma – Auditorium Parco della Musica
20 gennaio – Roma – Auditorium Parco della Musica
21 gennaio – Napoli – Teatro Augusteo
22 gennaio – Bari – Teatro Team
24 gennaio – Ancona – Teatro Le Muse
25 gennaio – Assisi – Teatro Lyrick
29 gennaio – Bergamo – Teatro Creberg
30 gennaio – Parma – Teatro Regio

Tour Europeo 2020:
3 aprile - Lugano -Studio Foce
6 aprile - Berlino - Frannz Club
7 aprile - Amsterdam - Q-Factory di AMSTERDAM
9 aprile - Bruxelles - Vk
12 aprile - Londra - The Garage
14 aprile Parigi - Cafè de la danse
16 aprile - Zurigo- Mascotte
20 aprile - Barcellona - Razzmatazz
23 aprile - Madrid - Sala Caracol
25 aprile - Lisbona - Lav

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scaletta del concerto del 20 dicembre
A prescindere da me
Amori con le ali
Io sono l’altro
I giorni dello smarrimento
Nel blu
Una somma di piccole cose
Facciamo finta
Filosofia agricola
È non è
La promessa
Solo un uomo
Una buona idea/Indipendente
Ecco
Vince chi molla
Una mano sugli occhi
Costruire
Scotta
Tradizione e tradimento
Vento d’estate
Il negozio di antiquariato
Lasciarsi un giorno a Roma

 

 

 

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In dettaglio

  • Data: 2019-12-20
  • Luogo: Teatro Comunale Città di Vicenza
  • Artista: Niccolò Fabi

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