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Torino, Piazzetta Reale

Pensieri e parole - Omaggio a Battisti

A Torino è una giornata di caldo africano. Sta venendo sera, ma la pavimentazione in pietra della piazzetta del Palazzo Reale restituisce il calore ricevuto e non migliora la situazione.

Inserita nel ricco programma di ‘Torino Estate Reale’ (che prevede concerti dall’1 al 16 luglio), la serata si intitola ‘Pensieri e parole’, una dicitura troppo usurata, ma la banalità si ferma qui. A parte il caldo, le zanzare e il titolo dello spettacolo, è stata una performance bella e interessante. La band è definibile una superband, di impostazione quasi totalmente jazzistica. Con Mattia Barbieri alla batteria, Furio Di Castri al contrabbasso, Javier Girotto al sax nonché arrangiatore dei pezzi, Rita Marcotulli al pianoforte, Fabrizio Bosso alla tromba e Beppe Servillo alla voce, sono presenti una parte di storia degli ultimi decenni del jazz italiano. Se a questi personaggi di alto livello aggiungiamo il prezzo del biglietto popolare e l'esca del magico nome Lucio Battisti, il tutto esaurito è cosa fatta.

L'attacco del concerto è già un montante alla Cassius Clay dei momenti migliori: I giardini di marzo, eseguito in maniera nervosa, come anche altri brani, con un solo di tromba un po' scat nello spirito, tanto per capirci, visto che non si tratta della voce bensì di uno strumento meccanico. Amarsi un po' è un cha-cha-cha, mentre Il nostro caro angelo conferma un tema dello spettacolo, ovvero che il gruppo prende le distanze dagli originali sotto quasi tutti i punti di vista. Servillo non commette l'errore di imitare Battisti ma fa se stesso. Del resto negli anni, a qualsiasi livello, dai complessini del “liscio” in su, abbiamo assistito a cantanti che cercavano di usare le stesse armi di Battisti, vocali e interpretative, provando grottescamente ad enfatizzare il sentimento. Cercavano tutti di diventare più Battisti di Lucio Battisti, cosa ardua per non dire quasi impossibile.

Le canzoni vengono destrutturate, questa non è una “tribute band”. La proposta può piacere o meno, infatti ad esempio si può non gradire l'eccessivo sapore sudamericano negli arrangiamenti, nei ritmi, o le accelerazioni jazzistiche, i break strumentali o certe dilatazioni. Ma torniamo al concerto.

Un intro di basso (pardon di contrabbasso) apre la strada al piano che a sua volta introduce Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi, cui segue una buona esecuzione corale de Il leone e la gallina, con assolo di sex tenore. Esce di scena Servillo, ed è Umanamente uomo: il sogno, con solo di piano e il tema che si rincorre variato. L'unico brano interpretato (un po' poco per la verità, è stato massicciamente privilegiato il periodo Mogol) a firma Pasquale Panella è Che vita ha fatto, da Don Giovanni; il ritmo pare una rumba e vi è un assolo di tromba sferzante. Non manca invece la canzone con la quale tutti prima o poi vogliono confrontarsi: Emozioni. Se si ha presente l'originale, questa è tutta un'altra cosa. Parte con voce e piano, poi giunge una tromba malinconica e la batteria suonata con le bacchette per timpano.

Indovinare i brani prima di sentire il primo verso non è facile se non viene proposto il tema. Inoltre non è presente la chitarra, elettrica e non, fondamentale nei brani originali. La mimica facciale e posturale di Servillo sono note, così come alcune introduzioni verbali e atteggiamenti teatrali. Dopo Perché no e una 29 settembre veramente per nulla rispettosa dell'originale e molto in libertà, ecco Pensieri e parole, che parte a cappella.

Le luci sul palco non sono poche ma sono usate male, come spesso avviene nelle rassegne estive.

Una lunga introduzione ci porta a Una giornata uggiosa ed un altro super classico: Il mio canto libero. Alcune interpretazioni levano volutamente l'inebriante drammaticità degli originali, questo lascia magari spiazzato il pubblico, che ha tra l'altro una alta età media e che applaude a scena aperta forse più gli assoli rispetto alle interpretazioni vocali. La chiusura del set è con La collina dei ciliegi.

È un compito sempre arduo quello di mettere le mani nei brani di Battisti e Mogol, sia per quanto concerne la costruzione musicale e tecnica di sala degli originali su disco, non raramente raffinata e poi ovviamente per le caratteristiche interpretative, per non parlare dei pezzi dell'era Panella, dove oltre alle difficoltà relative al testo e alla metrica spesso irregolarmente asimmetrica, vi è un disegno musicale sempre più “sintetico”, che non si presta certo ad una trascrizione jazz per così dire.

I bis partono con Perché non sei una mela, che offre ancora una volta lo spunto al cantato teatrale, seguita dalla presentazione del gruppo. Siamo proprio alla fine del concerto, e la scelta cade su E penso a te. Verso la fine del pezzo i musicisti cessano di suonare uno ad uno e si schierano sul proscenio cantando con il pubblico il celebre vocalizzo. Da ultima tace la batteria- È l'inchino generale, gli applausi della platea sono in piedi.

 

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In dettaglio

  • Data: 2017-07-06
  • Luogo: Torino, Piazzetta Reale
  • Artista: Pensieri e parole - Omaggio a Battisti

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