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  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Gran Teatro Geox, Padova

Samuele Bersani

Chi ha subito un danno è pericoloso perché sa di poter sopravvivere” è una frase tratta dal film “Il Danno” di Louis Malle, anno 1992 (per coincidenza proprio l’anno di inizio della carriera discografica del cantautore romagnolo), con Juliette Binoche e Jeremy Irons. È lei, la Binoche, a pronunciarla, e nel vedere oggi Samuele Bersani sul palco del Teatro Geox di Padova, con quel suo sorriso enorme ed una consapevolezza di sé e del proprio limite umano che appare proprio la sua nuova forza, torna improvvisamente in mente. Ora, il contesto è del tutto diverso dal film, non c’è stata in gioco la vita fortunatamente, ma in un certo senso un evento quasi altrettanto drammatico come può essere per un cantautore affermato il rischio di poter perdere improvvisamente la propria voce e la possibilità di cantare.

Di questo ci racconta Samuele nel primo intervento parlato dopo le tre canzoni iniziali, dell’afonìa e dello sgomento, delle insane abitudini come probabili cause dei problemi alle corde vocali, del rimedio, della rieducazione e dell’essere tornato a cantare come si riprende a camminare a piccoli passi dopo un brutto incidente. Il pubblico applaude con calore, sorride alla sua dichiarata volontà di non essere logorroico e al suo inevitabile fiume di parole, alla speranza e alla voglia che questo concerto sia una festa per tutti, per chi sta sul palco come per chi è davanti, e il suo invito “...quindi, se avete voglia di cantare anche voi…” non sarà disatteso da chi – il teatro è pieno – ha aspettato quattro mesi questo appuntamento. L’intero tour infatti, come sappiamo, ha subito uno slittamento che però non ha raffreddato l’entusiasmo e la curiosità dell’attesa. Pochissime sono state le rinunce, pochi i biglietti rimessi in vendita per questa data che è infine sold-out.

Bersani torna dal vivo dopo tre anni dal precedente Nuvola numero 9 Tour con 11 concerti nei teatri (Padova è il terzo, dopo Roma e Bergamo - oltre alla “data zero” di Fermo - e l’ultimo sarà nella “sua” Bologna) e si spera che questo tour sia solo un “assaggio”, un test per poter prolungare il giro anche nelle piazze durante l’estate. La tournè avrebbe dovuto accompagnare l’uscita lo scorso giugno del doppio album La fortuna che abbiamo, che celebra i 25 anni di carriera del cantautore, registrato dal vivo a Roma con la presenza di molti colleghi e amici, da Pacifico a Luca Carboni, da Caparezza a Carmen Consoli, da Dario Argento al Gnu Quartet e altri, ma nel frattempo c’è stato il problema ormai noto (e perfettamente risolto) alle corde vocali e quindi oggi il tour non ripropone la track list del doppio album, ma nasce come progetto a sé. Il protagonista assoluto è quindi Samuele, che si presenta in completo nero ed ironica t-shirt con la scritta “I was anti-Trump before it was cool “che scopre del tutto verso la fine togliendosi la giacca.

Ad accompagnare Bersani sul palco in questo tour teatrale sono sette bravissimi musicisti che ci fa piacere ricordare, perché la loro presenza dà spessore alla splendida interpretazione vocale del cantautore. A fianco di Samuele Bersani troviamo quindi Alessandro Gwis alle tastiere, Claudio Pizzale ai fiati (l’intervento del sax, del flauto o del clarino in alcuni brani è prezioso e davvero interessante), Michele Ranieri alla fisarmonica, percussioni, cori e quant’altro, Davide Beatino al basso, Marco Rovinelli alla batteria, Silvio Masanotti e Tony Pujia alle chitarre elettriche e acustiche. La scaletta, 25 canzoni per due ore e 15’ di spettacolo, si compone dei successi più noti del cantautore ma anche di brani un po’ meno famosi non eseguiti da tempo, rivisti negli arrangiamenti e nel ritmo, meno “pop” e più “rock”, probabilmente in sintonia con la sua evoluzione musicale, alcuni addirittura stravolti rispetto alle incisioni originali.

Il concerto inizia…dall’inizio, cioè dalla prima canzone incisa da Bersani nel 1992, Il mostro, che lo portò ad aprire i concerti di Lucio Dalla e quindi lo fece conoscere al pubblico e che è ancora oggi attuale metafora dell’incomunicabilità e del pregiudizio nei confronti del diverso. Si prosegue con ritmo sempre più in crescendo attingendo, nella prima parte del concerto, dai brani dell’ultimo album, attraverso canzoni molto amate, e cantate a squarciagola anche dal pubblico (nonostante la notevole difficoltà nel conservare il fiato fino alla fine dei versi e rispettare la metrica a volte piuttosto “soggettiva” dei testi di Bersani) come Pescatore di asterischi, En & Xanax, Spaccacuore e Psyco accompagnati da immagini originali e video in tema con le atmosfere dei brani. Particolarmente intense ed emozionanti le versioni di Come due somari con due chitarre acustiche e il flauto, e Replay, solo piano e voce. Scherza Samuele, dopo la pausa tra i due tempi dello spettacolo, sul fatto che l’album si chiamasse La fortuna che abbiamo, e che invece sia stata la “sfiga” a farla da padrona in quest’ultimo anno e mezzo. Scherza e si siede a bordo palco a gambe incrociate a un metro dalla prima fila per guardare in faccia il pubblico come ci si guarda allo specchio, ammettendo che forse proprio con questo titolo se l’è un po’ “tirata”, e racconta del sondaggio lanciato su facebook per completare la scaletta del concerto con le canzoni più amate dai fans. Dice, autocitandosi, di essersi calato nella parte dello “scrutatore non votante” e di aver scelto in base ai risultati tre brani che sono Una delirante poesia, Chiedimi se sono felice (dalla colonna sonora dell’omonimo film di Aldo Giovanni e Giacomo) e Cosa vuoi da me, dal suo secondo album e che chiuderà infine il concerto. Non possono naturalmente mancare altri pezzi importanti della sua storia artistica come Canzone, che si carica di emozione festosa nel ricordo corale di Lucio Dalla, con standing ovation, Crazy boy, scritta per Fiorella Mannoia e qui impreziosita dal suono del clarino, la ritmatissima Settimo cielo, Giudizi universali che, nonostante le difficoltà ci ritroviamo tutti quanti a cantare in coro, Freak in versione reggae e una tiratissima Coccodrilli quasi ska.

La pausa prima dei bis è brevissima: dopo due ore di concerto, Samuele non si fa certo pregare e torna subito saltellante di nuovo sul palco per regalarci altri tre brani. Ironizza che da troppo tempo aspettava di fare questi concerti e quindi preferisce non star fuori troppo a lungo, “che se poi non mi richiamate io ci resto male” con una faccia tenera e disarmante. E come fai a non sorridergli e volergli se possibile ancora un po’ più di bene? Nel trittico finale la fa da padrona naturalmente la famosissima Chicco & Spillo (molto bella era anche la versione nel doppio live, con l’intervento di Caparezza) e la voglia di ballare trascina il pubblico fin sotto al palco. “Voglio spremere il tubetto fino in fondo”, canta Samuele in La fortuna che abbiamo: noi crediamo che davvero ora questo artista, uno degli autori più raffinati e originali della “generazione di mezzo”, cioè i quasi cinquantenni di oggi, possa permettersi di spremerlo del tutto, senza remore, senza timidezze, con la sua “nuova” voce ancor più ricca di intensità e di sfumature, e con il gusto di stare sul palco come era evidente stasera in questo bellissimo grande concerto.

E allora bentornato, Samuele, e grazie. Grazie perché la fortuna che noi abbiamo, da oltre venticinque anni e oggi più che mai, è un artista come te.

Foto e report di Valeria Bissacco

Scaletta di Padova, 25.02.2017
Il Mostro
Le mie parole
Scrutatore non votante
Occhiali rotti
Pescatore di asterischi
En & Xanax
Spaccacuore
Psyco
Ferragosto
Cattiva
Come due somari
Replay
La fortuna che abbiamo
Una delirante poesia
Crazy boy
Che vita
Settimo cielo
Giudizi universali
Chiedimi se sono felice
Freak
Coccodrilli
bis
Senza titoli
Chicco e Spillo
Cosa vuoi da me

 

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In dettaglio

  • Data: 2017-02-25
  • Luogo: Gran Teatro Geox, Padova
  • Artista: Samuele Bersani

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