ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Teatro Geox, Padova

Max Gazzè

MAXIMILIAN, “POETA” UN PO' ALIENO E UN PO' ROMANTICO, MOLTO POP E PIUTTOSTO FOLLE,  FA BALLARE IL GRAN TEATRO GEOX

Stasera a Padova le mille facce di Massimiliano Gazzè, in arte Max, si sono colorate dei toni accesi del pop di qualità lasciando forse un po' da parte i giochi più sperimentali dell'ultimo album Maximilian che non sempre, o non del tutto, hanno incontrato il plauso unanime di quella fetta del pubblico a lui più fedele. Gazzè torna a Padova dopo circa un anno e mezzo dall'ultimo concerto, quello con gli amici Fabi e Silvestri del tour Il Padrone della festa, regalandoci, stavolta da solo con la band,  ben più di uno spettacolo di musica dal vivo, nello stupendo scenario del Gran Teatro Geox per l'occasione svuotato dalle poltroncine della platea e trasformato in una grande piazza coperta (strapiena all'inverosimile). Il concerto, e chiamarlo così è comunque riduttivo, è qualcosa di “spaziale”, di immensamente luminoso e colorato, una festa multimediale dai toni accesi e dalle emozioni contagiose, che ha coinvolto e travolto un pubblico caloroso, formato per lo più da 30-40enni, con l'aggiunta di qualche famigliola con bimbi piccoli (sulle spalle) e qualche coetaneo di Max (e oltre). Il tour, che registra praticamente ovunque il sold out come questa sera, promuove l'album più recente di Gazzè, quel Maximilian uscito il 30 ottobre 2015 e già da tempo disco d'oro, ma vuol celebrare anche il ventesimo “compleanno” del primo disco del cantautore romano, Contro un'onda del mare, pubblicato appunto nel gennaio del 1996 che l'ha rivelato alla critica e al pubblico più attento.

L'inizio è affidato a uno dei brani  nuovi  più amati dell'ultimo album, Mille volte ancora, e l'atmosfera si fa subito elettrica, la scenografia si accende di luci led che tracciano il contorno fisico del cantautore,  di immagini pop quasi warholiane che scorrono sui megaschermi alle sue spalle, e di bagliori fluorescenti e fasci di luce imponenti. Nel controluce Max, accompagnato in questo tour dai suoi fedelissimi e preziosi musicisti, si muove un po' alieno e un po' poeta romantico, folle e malinconico. Il Timido ubriaco e Il solito sesso, cantate di seguito, rappresentano tutto e il contrario di tutto in una visione caleidoscopica dell'amore che si sublimerà più tardi nella più delicata Mentre dormi. Sul palco con Gazzè, che suona il basso in quasi tutti i brani,  sono posizionati nell'ordine Max “Dedo” Dedominicis ai fiati, Clemente Ferrari alle tastiere, Vito Sardo alla batteria e Giorgio Baldi alle chitarre.

Per tutto il concerto e per circa due ore e mezza, si alternano con vivacità brani conosciutissimi (i cosiddetti “tormentoni” che fanno ballare e cantare in coro tutto il teatro) come Sotto casa, Cara Valentina, Una musica può fare e il recente La vita com'è, a canzoni più introspettive ma un po' meno note ai più, come ad esempio Su un ciliegio esterno, Raduni ovali, Edera ( molto suggestiva nell'interpretazione solo piano e voce, con splendide luci blu ), Comunque vada. Cambiano continuamente i ritmi, le luci e le immagini che scorrono alle spalle di Gazzè e dei bravissimi musicisti:  si passa ad esempio da navicelle spaziali e buffi astronauti o lettere scritte con la luce, a rasserenanti immagini di cartoni animati che ricordano un po' le favole dei fratelli Grimm, con tanto di volpi vestite e ciliegi in fiore. Il pubblico in tutto ciò viene trascinato con grande abilità, condotto per mano da una favola all'altra da suoni magistralmente arrangiati e dalla voce di Max che si esprime sempre fresca e intonata - a differenza a un certo punto del basso che, ci fa notare Gazzè interrompendosi dopo la prima strofa di un brano, “andrebbe ogni tanto accordato e io me n'ero dimenticato”. Risate e applausi scrosciano naturalmente spontanei e, osserva l'amica che si sta godendo accanto a me il concerto, è bello che nell'era dei telefonini, dove per tutto il tempo ognuno tiene in pugno un apparecchietto nel tentativo (a volte maldestro) di riprendere, fotografare, farsi i selfie e inviare in diretta pezzetti di concerto e di emozione agli amici che stanno dall'altra parte d'Italia, gli applausi si sentano ancora forti e presenti, puntuali fra un brano e l'altro, a testimoniare non solo il gradimento ma anche e soprattutto la partecipazione fisica e rumorosa a questa grande festa collettiva.

Un momento di attenzione speciale è dedicato, verso la fase finale del concerto, al trittico di brani tratti dal primo album di Gazzè, preceduto dalla proiezione di un filmato in cui compaiono spezzoni di trasmissioni e notizie dell'epoca, dai successi della Ferrari di Schumacher, ad esempio, ai primi passi televisivi di un Max Gazzè visibilmente timido e buffo, sotto una zazzera enorme di capelli nerissimi, con tanto di baffi spioventi. Il bagliore dato a questo sole (splendido e delicato dialogo fra rondini), Sirio è sparita e l'introspettiva L'eremita sono le tre canzoni scelte per celebrare il punto di partenza della carriera di Max, “canzoni scritte in mi bemolle minore” come lui stesso ci fa notare, “apocalittico, come se non ci fosse un domani”, che poi lasciano il posto in scaletta ad una ben più allegra e spensierata Vento d'estate (portata al successo con Niccolò Fabi solo due anni dopo e che vincerà l'edizione del 1998 di Un disco per l'estate), “scritta in la minore che” spiega ironicamente “ rappresenta invece la positività”. Risate e applausi travolgono la breve chiacchierata, ma ci perdiamo invece il senso di una battuta (o era una barzelletta?) su un monaco giapponese, per poi passare ad un altro siparietto con tanto di cardinale vestito di rosso che irrompe sulla scena, tra luci soffuse e vetrate di una finta cattedrale per la divertentissima Sotto casa che è forse la canzone di Gazzè trasversalmente più conosciuta e riconosciuta, dai bimbi di 6 anni che la cantano gesticolando sulle spalle dei genitori ai (pochissimi) ultracinquantenni presenti stasera in teatro.

Una musica può fare (citando il titolo dell'ultimo brano in scaletta prima dell'unico bis, Comunque vada) davvero molto. Può fare saltare e ballare adulti per più di due ore riuscendo, per quel periodo di tempo e senza altre grandi pretese, a distogliere le nostre menti stanche dagli orrori del mondo, dai drammi di questi giorni, dalle scene strazianti appena viste alla tv, e allo stesso tempo può far pensare e riconoscersi dentro. Non è poco, anzi, è quasi una medicina per l'anima, una carezza sul cuore. Non servirà a cambiare il mondo, non è che una illusione di cartone che svanisce all'accendersi di tutte le luci in sala, ma siamo tutti più sorridenti, più positivi, più carichi uscendo nella notte padovana di un Venerdì Santo decisamente insolito e così tanto atteso. Tutti più pronti a credere che un po' in meglio, forse, qualcosa almeno potremo provare a cambiare.

Il tour prosegue in Italia ancora per qualche data nel mese di aprile, mentre dal 5 maggio il cantautore affronterà un tour europeo che toccherà fra le altre: Madrid, Parigi, Londra, Dublino, Amsterdam, Berlino e si concluderà il 21 maggio a Zurigo. E' inoltre previsto un tour estivo di cui presto si conoscerà il calendario.

Foto e report di Valeria Bissacco

Scaletta 25.03.2016 - Gran Teatro Geox Padova
Mille volte ancora
Megabytes
I tuoi maledettissimi impegni
Il timido ubriaco
Il solito sesso
Su un ciliegio esterno
Nulla
Ti sembra normale
Cara Valentina
La favola di Adamo ed Eva
Sul fiume
Raduni ovali
L’uomo più furbo
Edera
L’amore non esiste
Questo forte silenzio
Mentre dormi
La vita com’è
Il bagliore dato a questo sole
Sirio è sparita
L’eremita
Vento d’estate
Sotto casa
Una musica può fare
bis
Comunque vada



 

 

 

 

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Data: 2016-03-25
  • Luogo: Teatro Geox, Padova
  • Artista: Max Gazzè

Altri articoli su Max Gazzè

Altri articoli di Valeria Bissacco