Non c’è tempo, non c’è spazio, non c’è genere, non c’è limite nello spettacolo di Peppe Barra intitolato Ci vediamo poco fa, che ha trionfalmente aperto la 1ª Stagione d’Opera e Concerti del Teatro Mercadante di Altamura, messa a punto dal sapiente e valoroso direttore artistico Dinko Fabris (nella foto qui a fianco). L’istrionico artista, dopo cinquant’anni di straordinaria carriera, si erge ancora fiero e portentoso sul palcoscenico, habitat naturale dove manifestare in pienezza il suo lucente e sconfinato talento. Pochi sono gli artisti in giro capaci di saper commuovere e far sorridere allo stesso tempo, mantenendo dignità e spessore altissimi, abili nel passare con estrema disinvoltura dalla recitazione al canto, maestri nel sapersi donare al pubblico con verità, senza maschere precostruite o ruoli preconfezionati. Peppe Barra è tra questi.

Un artista monumentale dotato di un carisma unico e avvolgente, che arriva fino alla poltrona inchiodando, togliendo il respiro, smuovendo, facendo ridere con intelligenza. In un gioco di sovvertimento dei sensi, Barra conduce lo spettatore nel suo mondo fatto di comicità, di ironia, di follia, di malinconia, di poesia, ma anche di forza, di energia, di rabbia, di riflessione. E lo fa attraverso l’arte che gli è più congeniale, il recitar cantando o il cantar recitando. La linea tra i due linguaggi è sottile, l’uno si riversa nell’altro e viceversa, in un continuo fluire e divenire, in un crescendo di emozioni condivise che rimbalzano tra l’attore-cantore e il pubblico. Ad alimentare e rafforzare questo scambio contribuisce in maniera determinante l’eccellente combo di musicisti che sostiene Barra, composto da Paolo Del Vecchio (chitarra, mandolino), Ivan Lacagnina (percussioni), Sasà Pelosi (basso acustico), Luca Urciuolo (pianoforte, fisarmonica), Giorgio Mellone (violoncello) e Alessandro De Carolis (flauti). La traversata musicale, e non solo, va a toccare territori come la canzone napoletana, l’opera buffa, la musica popolare, fino ad arrivare al raggae e alla canzone d’autore, il tutto magnificamente cucito dall’estro di Barra, ora comico e grottesco, ora intimo e riflessivo.

Tante le rivisitazioni susseguitesi: da Vasame di Enzo Gragnaniello a Cammina cammina di Pino Daniele (a chiudere con “saudade” il primo tempo); da No Woman No Cry di Bob Marley (diventata Nun chiagnere) a Lo shampoo di Giorgio Gaber. La canzone classica napoletana fa capolino in Lu vasillo di Salvatore Sarmiento (1817-1869), mentre dall’opera buffa Li zite ‘n galera del 1722, composta da Leonardo Vinci (1690-1730), è tratta l’aria Vurria addenventare suricillo. Momenti degni di nota sono Cos’è l’amore, omaggio alla famosa “maschera di Pulcinella” alias Antonio Petito (1822-1876), e il racconto di stralci di fiabe del letterato e scrittore Giambattista Basile (1566-1632). A chiusura di serata non poteva mancare in scaletta una personale interpretazione di Tammuriata nera, brano del 1944 della coppia Nicolardi/E.A. Mario riproposto dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare di cui Peppe Barra è stato componente negli anni Settanta. Il ricordo della preziosa mamma Concetta e del Maestro Eduardo De Filippo si eleva in Uocchie c’arraggiunate, bis con il quale l’artista napoletano (di sangue e di cuore) ha salutato il pubblico plaudente in standing ovation. Ottima apertura di una stagione ricca di appuntamenti di qualità che riportano al centro della vita culturale locale un teatro “restituito” (è rimasto chiuso dal 1991 per quasi 24 anni) alla città grazie all’opera dell’imprenditore Vito Barozzi. E riscrivendo un verso tratto da uno dei libretti del musicista altamurano Saverio Mercadante (1795-1870), il canto - e più in generale l’arte - possa finalmente tornare agli spazi.

 
(Grazie a Teresa Marotta e Marocco Music per le foto)