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Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Teatro Europauditorium, Bologna

Antonello Venditti

 

Un bel viaggio nel passato (quasi remoto) con Antonello Venditti

Che la musica sia un modo ideale di viaggiare a ritroso nel tempo lo sappiamo; certe canzoni ti prendono per mano e ti riportano anche contro la tua volontà ad altri momenti della tua vita, facendoti riprovare le stesse emozioni di allora, a volte persino con un certo sgomento.
Che uno dei cantautori più longevi artisticamente in Italia decida di dedicare un intero tour  ai primi due decenni della sua storia musicale è, invece, cosa piuttosto insolita. Normalmente i brani più preziosi del passato costituiscono i "bis", una sorta di regalo che l'artista fa al suo pubblico dopo aver presentato, magari suonandolo per intero, l'ultimo album o comunque puntando tutto sui successi più recenti.

Antonello Venditti, al contrario, non ha nulla da promuovere (il prossimo album non è ancora pronto, anche se è da tempo in lavorazione).
Ci sono momenti nella vita in cui il presente diventa passato ed il passato futuro“ spiega in una intervista di questi giorni, come a dire che nella storia di un artista il tempo a volte si rimescola, e ciò che è “datato” può tornare ad essere oggi pretesto per nuove situazioni, nuove storie ed emozioni. Per  sé e per il pubblico.

Questi concerti li aveva promessi infatti la scorsa estate, durante una serie di live dedicati alle donne e all'amore, caratterizzati da sonorità molto pop-rock e brani soprattutto degli ultimi anni. Più che una promessa, a dire il vero, la prospettiva di un intero concerto (anzi addirittura una tournèe) con i brani e le sonorità di altri tempi sembrava essere quasi una minaccia... “Siete proprio sicuri di voler stare ad ascoltare per più di due ore soltanto canzoni come Lo stambecco ferito piuttosto che Sora Rosa?”
Ebbene sì, il pubblico “storico” di Venditti, che  segue il cantautore romano fin dagli esordi e che negli ultimi due decenni poteva essersi sentito in qualche modo un po’ “tradito” dalla svolta pop della sua produzione musicale negli anni ‘90, ha accolto con entusiasmo la sfida come ha dimostrato la data di Bologna del 03 febbraio, con 1.200 presenze a segnare il sold out. dell’Europauditorium. Una città, quella di Bologna, scelta per l’apertura di questa ciclo di concerti targati 2014 che ha risposto come meglio non poteva.

Un Venditti simpatico fin dal suo ingresso sul palco, che racconta la sua giovinezza, la nostra giovinezza, i cambiamenti sociali, il costume e la politica italiana degli anni ‘70 e ‘80 attraverso la “sua” musica a cui aggiunge parole ironiche e sentimentali, che a tratti fa il verso al suo amico Carlo Verdone, così come in altri momenti quasi si commuove.
La scaletta del concerto/spettacolo ripropone in rigoroso ordine cronologico quei brani che hanno segnato l’evoluzione musicale ed il percorso umano di un artista tra i più rappresentativi della scena cantautorale italiana, in un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici.

Tra una canzone e l’altra Antonello racconta aneddoti personali, parla di aborto, di droga, di matrimonio e di divorzio, e della censura che spesso si è abbattuta sui suoi testi in quegli anni. Così scopriamo ad esempio che la prima versione di Compagno di scuola non conteneva esattamente la frase “quella del primo banco (…) che “filava” tutti, meno che te”, ma lo stesso concetto era originariamente espresso in modo molto più diretto, come l’avrebbe detto un ragazzo di allora, e forse anche un adolescente di oggi, ma che in una canzone di quel tempo proprio non si poteva cantare.

Ma torniamo all’inizio della serata. Il sipario si apre su un palco buio e Venditti fa il suo ingresso in scena da solo, con un grosso libro rosso e il cappello in mano. Posato il Panama bianco sul pianoforte (come era solito fare nei primi anni ‘80, e chi scrive se lo ricorda), inizia il racconto di storie e aneddoti della propria infanzia, quand’era un bambino molto grasso cresciuto da una nonna molto religiosa.

Poi si siede al pianoforte nero, al centro del palco, illuminato solo da un faro dall’alto. Tutto intorno il buio, il suono e la sua voce intensa: non serve altro.
La scaletta si snoda dalla prima canzone da lui scritta, la mitica Sora Rosa, seguita da Mio padre ha un buco in gola, presentata con il racconto del ferimento in guerra e della prigionia del padre in Africa, a Roma Capoccia, cantata con cura, senza eccessi vocali, con una delicatezza che riporta all’incisione originale.

Seguono altri aneddoti, l’incontro con Giancarlo Cesaroni per esempio, l’ingresso ufficiale al Folkstudio (dopo un  precedente esordio nel 66 – 67 con I Folkstudio’s Singers, un gruppo di colore), l’amicizia con De Gregori a cui fa solo un breve accenno, i concerti con Cocciante, Dalla e Renato Zero. Di quegli anni è la bellissima Le cose della vita, tratta dall’omonimo album del 1973, interpretata da solo al pianoforte.

È ancora la sua città a farla da padrona con Campo de’ Fiori, eseguita sempre da solo al piano e con uno splendido finale a cappella, quindi è la volta di Compagno di scuola, dall’album Lilly del ’75, nella versione non edulcorata a cui facevamo riferimento prima (“…che la dava a tutti meno che a te”, che suscita ovviamente non pochi sorrisi), seguita da un monologo intenso di riflessioni sul lavoro, sul miraggio di allora del posto fisso in banca, sulla triste realtà attuale dei suicidi per mancanza di lavoro; su chi non riesce a trovare l’unico posto davvero “sicuro” che è dentro se stessi.
La parte “a solo” del concerto si conclude con Lo Stambecco ferito, dallo stesso disco, metafora della giustizia proletaria impersonata dal bracconiere che soccomberà alla polizia, eseguita per intero con il lungo bellissimo finale di pianoforte che  accompagna il pubblico verso altre storie.

Entrano in scena i componenti della Band che da parecchi anni ormai accompagna il cantautore: Danilo Cherni alle tastiere, Amedeo Bianchi al sax, Alessandro Carini che alterna la chitarra alla batteria, e Alessandro Centofanti (qui sotto nella foto con Antonello) che si siede al pianoforte al posto di Antonello Venditti.

È proprio Centofanti, al suo fianco fin dai primi anni, a invitare alcune signore del pubblico ad accomodarsi sul palco, su due divani posti ai lati del pianoforte, dando loro la possibilità di vivere il concerto in modo ancora più partecipe. Il gruppo di spettatrici cambierà un paio di volte ed infine sarà un gruppo misto, uomini e donne, a rimanere sul palco fino alla fine. Venditti è allegro, cordiale, si presta a foto ricordo col telefonino e abbracci in scena sul palco, sorride su come sia cambiato il rapporto con il suo pubblico in questi anni, diventato ora più che amichevole, quasi confidenziale. Insomma, tra un monologo e un siparietto si ascolta buona musica e quasi senza accorgersene ci si avvia verso le tre ore e mezzo di spettacolo…!

Ci parla della sua prima canzone veramente d’amore, Le tue mani su di me (dall’album Le cose della vita del 1973) eseguita con la band e con uno struggente finale di sax del bravissimo Amedeo Bianchi, a cui segue Penna a sfera e poi via ancora con una serie di canzoni dedicate a figure femminili molto amate, che hanno lasciato il segno nella memoria e nel cuore del pubblico, ognuna col suo dramma, il suoi problemi, le sue battaglie. Il femminismo, la droga, il delitto d’onore, l’aborto, l’omosessualità sono temi di canzoni splendide come Marta, Lilly, Giulia, Sara, brani che Venditti non riproponeva da anni nei suoi live.

Seguono ancora due brani, tratti da quello che probabilmente è con Lilly l’album più importante e riuscito di quegli anni, e forse di tutta la sua produzione: Sotto il segno dei pesci. Da questo disco esegue Bomba o non bomba nel suo arrangiamento più classico, dedicandola a Bologna e la canzone che da' il titolo all'album, con i cori del pubblico che non sbaglia una parola.
Infine una perla, la splendida e struggente Modena (tratta dal disco successivo, Buona Domenica) in cui l’emozione sale davvero alle stelle, soprattutto nei duetti tra la voce e il sax, in un finale da brividi che chiude in bellezza il repertorio degli anni Settanta.

Gli anni ‘80 saranno più brevi, perlomeno musicalmente nel corso della serata. Iniziano con Notte prima degli esami per proseguire con un ricordo di Lucio Dalla, artefice del suo ritorno a Roma da Milano, al quale Venditti dedica Ci vorrebbe un amico. Bologna risponde commossa ad una interpretazione molto delicata, solo piano e voce piuttosto diversa dall’originale, con le parole a volte sussurrate quasi fosse la voce ad accompagnare il pianoforte e non viceversa.

A centro palco, circondato da luci colorate e dall’affetto del pubblico, interpreta Dimmelo tu cos’è e Settembre, due canzoni essenzialmente d’amore, ed un brano meno noto (dedicato a suo figlio Francesco Saverio), tratto dall’album Venditti e Segreti del 1986 che racconta di un figlio del Sud, Peppino. Ci si avvia verso la fine del concerto con la famosa e romantica Ricordati di me e l’ultimo brano, amaramente presentato come purtroppo sempre attuale, In questo mondo di ladri dal disco omonimo del 1988.

Tra una canzone e un racconto, uno sguardo alla politica di ieri e di oggi, quel bambino grasso che pesava quasi cento chili l’8 marzo compirà 65 anni e calca ancora il palco con grande agilità - pur con una spalla rottasi recentemente e ancora dolorante - per quasi tre ore e mezza con una voce intensa, emozionante e senza tracce di stanchezza.

In fondo è proprio vero che “la nostra vita è Coca cola, fredda nella gola…” e stasera son state belle sorsate davvero rigeneranti.

Buon futuro, Antonello, e grazie davvero per questo tuffo in apnea nel (tuo e nel nostro) passato.

 

(servizio fotografico a cura di Valeria Bissacco)

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Ritorno al futuro '70 - '80

Bologna 3 febbraio, Teatro Europauditorium

 

Musicisti:

Alessandro Centofanti (piano)
Danilo Cherni (tastiere)
Amedeo Bianchi (sax)
Alessandro Carini (ritmica e chitarre)
Antonello Venditti (voce e pianoforte)

 

Scaletta brani

Anni ‘70

Sora Rosa
Mio padre ha un buco in gola
Roma capoccia
Le cose della vita
Campo de’ Fiori
Compagno di scuola
Lo stambecco ferito
Penna a sfera
Le tue mani su di me
Marta
Lilly
Giulia
Sara
Bomba o non bomba
Sotto il segno dei pesci
Modena

 

Anni ‘80

Notte prima degli esami
Ci vorrebbe un amico
Dimmelo tu cos’è
Settembre
Peppino
Ricordati di me
In questo mondo di ladri

 

 

Le date del tour:

 

Febbraio

03 Bologna (Teatro Europauditorium)
05 Bergamo (Teatro Creberg)
11 Trieste (Teatro Rossetti)
15 Cesena (Nuovo Teatro Carisport)
24 Milano (Teatro Degli Arcimboldi)
28 Cremona (Teatro Ponchielli)

 

Marzo

03 Firenze (Teatro Verdi)
08  Roma “La Festa” (Palalottomatica)
09  Roma “La Festa” (Palalottomatica)
11 Napoli (Teatro Augusteo)
15 Catania (Teatro Metropolitan)
19 Genova (Teatro Carlo Felice)
22 Campione D'Italia (Salone Delle Feste Del Casino')
28 Padova (Gran Teatro Geox)
30 Montecatini (Teatro Verdi)

 

Aprile

09 Torino (Auditorium Del Lingotto)
15 Milano (Teatro Degli Arcimboldi)
17 Mantova (Gran Teatro)


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In dettaglio

  • Data: 2014-02-03
  • Luogo: Teatro Europauditorium, Bologna
  • Artista: Antonello Venditti

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