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Teatro Municipale di Piacenza

Daniele Ronda

Già dal tardo pomeriggio, quando davanti all’ingresso del teatro si accalca una moltitudine di persone, si intuisce che l’evento è quello delle grandi occasioni.
Il concerto coincide infatti con la data di chiusura del tour legato all’uscita dell’album La Sirena del Po (20 novembre 2012, JM Production) e  nel corso del quale si approfitta per festeggiare i 30 anni di Daniele Ronda, compiuti il 23 ottobre.

A far da cornice alle due ricorrenze la splendida location, un teatro di rara bellezza (le belle foto di Leonardo Arrisi che trovate nell’articolo riescono solo in parte a dare il senso di stupore che si prova a starci dentro) riempito da gente di tutte le età, accorsa perfino dalla Sardegna, per ascoltare il cantautore piacentino dal cuore folk, il quale prende spunto proprio dal suo compleanno per tracciare un bilancio del tempo trascorso e di quello che lo attende.

Perché a 30 anni capita che ci si presenti su un palco vestito a festa, impreziosito dalla Banda Carlo Vignola di Agazzano, che apre la serata con il brano La neve e il sole, tratto dal suo primo e altrettanto fortunato disco Daparte in Folk, uscito nel 2011 e premiato come miglior progetto musicale in dialetto al Mei 2012. 

Quando poi arriva il momento del Folklub (Matteo Calza alle chitarre, Carlo Raviola al basso, Andrea Polidori alla batteria, Sandro Allario al piano, fisarmonica, tastiere e Davide Billa Brambilla alla fisarmonica e alla tromba), il ritmo si fa incalzante in una carrellata di canzoni che spaziano dal tango al country, dalla ballata al rock.

Ed è in questo vortice di adrenalina che l’artista torna a ragionare ad alta voce, analizzando i passi finora compiuti e in un assolo di voce e piano, Daniele confessa che il “dolore fortifica il cuore. E ogni passo è un bacio alla terra e ogni respiro all’aria e ogni vita che incroci insegna qualcosa alla tua.” Come dire che a 30 anni arriva - o dovrebbe arrivare - quella consapevolezza che nel corso della vita non si nasce e si muore una volta sola: ci si distrugge, ci si raccoglie e ci si ricostruisce dalle macerie.

Vite che a volte incrociano strade senza ritorno, ed il vento ci soffia in faccia il loro ricordo. Un vento che muove i pensieri e gli abiti dei ballerini della Scuola Punto Danza di San Niccolò di Piacenza, che nel brano Il vento intervengono ad accompagnare con gesti eleganti e avvolgenti un’aria dolce e malinconica.

E ci consegnano, insieme alla banda e all’uso del dialetto, quel senso di attaccamento alla propria terra e alle radici, in una sollecitazione che, nella certezza di non essere fraintesi, possiamo chiamare di sano ‘campanilismo’, di forte ‘appartenenza’. Dialetto che, unito al folk, è in grado di azzerare le differenze culturali e sociali che muta con il passare del tempo, rimanendo però una lingua sempre viva. Perché a 30 anni si è così giovani da poter prendere la tradizione e plasmarla. E la tradizione in Emilia ha il nome della fisarmonica, che il Folklub celebra con un trittico di canzoni (Polvere e sabbia, Cenerentola e La regina, sigla del programma Fisarmonicando 2013).

Nell’intervallo Renato Zurla, Presidente del Comitato provinciale della Croce Rossa di Piacenza (partner della serata), consegna a Daniele Ronda una targa, conferita per la levatura artistica e umana e a titolo di ringraziamento per aver devoluto i proventi del concerto per realizzare i loro progetti di solidarietà.

E su un applauso lungo e sincero ricomincia ben presto la musica e con essa altre considerazioni sul percorso che si è intrapresi e come ci si è arrivati. Perché a 30 anni è giusto guardare al futuro con rinnovata voglia di sperimentare, ma senza dimenticare gli inizi artistici. A tal proposito Daniele canta e racconta con orgoglio il suo ingresso nel mondo musicale come autore per altri interpreti e i primi anni a Milano, fino al momento in cui ha sentito invece forte l’urgenza di cucire degli abiti(canzoni) che potesse indossare (interpretare) direttamente, esigenza che è di fatto coincisa con il ritorno alla sua Piacenza. In fondo, “si parte per vedersi ritornare”.

Un altro momento saliente della serata è quando sul palco sale ad affiancarlo Fabio Mora con i Rio, con il quale intona Figli di Chernobyl, scritta per ‘Soleterre’, organizzazione umanitaria, laica e indipendente che opera per garantire i diritti inviolabili dell’uomo e di cui Daniele è sostenitore. Questo brano nello specifico ha promosso una campagna in aiuto dei bambini malati di cancro di Kiev in seguito alla catastrofe di Chernobyl.
E Daniele, ragazzo dalle spalle grandi e dalle buone intenzioni, con un sorriso per cicatrice, ricambia l’omaggio e la visita cantando la loro Terremosse, dedicato alla rete di imprese danneggiate dal sisma del 2012 in Emilia e che racconta del day after, quello più difficile da affrontare.

Per il gran finale torna anche la Banda di Agazzano con una commovente versione in dialetto piacentino di Bella ciao, perché è bene sempre ricordarlo, non siamo solo il risultato delle strade che percorriamo, ma anche la storia dei nostri cari e del loro sangue versato per noi.

E infine tutta l’energia sprigionata da “un muro di mani” sotto il palco a ballare sulle note de La sirena del Po e la considerazione che in fondo, a 30 anni, della vita non si è capito proprio niente. Già, perché a 30 anni si ha la vita davanti e quello che hai già fatto devi dimenticartelo in fretta, metterlo nello zaino (o nella custodia della chitarra) e guardare avanti. L’unica nostra certezza è quella di continuare a credere che le Sirene possano stare anche nel Po e non solo nel mare, perché a 30 anni, come dice Daniele, “non c’è peggior cieco di chi non sa sognare”.

 

Servizio fotografico a cura di Leonardo Arrisi

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In dettaglio

  • Data: 2013-10-26
  • Luogo: Teatro Municipale di Piacenza
  • Artista: Daniele Ronda

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